Luci rosse in centro, giallo a Sacile

Il riferimento sarebbe un negozio chiuso da anni. E si racconta di un viavai di uomini con il telefonino

SACILE. Il commercio in crisi registra a Sacile continui movimenti fatti di chiusure, trasferimenti, riaperture. Un tourbillon che, a volte, cela altri commerci.

È il caso di quanto avviene in via Garibaldi, dove un negozio chiuso da tempo continua ad avere una affezionata clientela maschile. Sono in molti, infatti, nell’ultimo periodo gli uomini a chiedere informazioni su dove si trovi un ben identificato numero civico che corrisponde, guarda caso, a un negozio non più in attività. Informazione sbagliata? Può essere, tanto più che l’uomo, giunto sul posto, molto spesso, praticamente sempre, prende il telefonino e chiede spiegazioni. Questo, almeno, è quanto riscontra un qualsiasi osservatore estraneo.

In realtà il punto di incontro sta dall’altro lato della strada in quanto alla telefonata corrisponde un socchiudersi di imposte al primo piano e, superato l’esame visivo, l’apertura del portoncino dell’abitazione che non sarebbe altro che un salone per massaggi spinti, quella che una volta veniva chiamata una “casa chiusa”. A esercitare il mestiere più antico del mondo, secondo quanto trapela, donne cinesi (una, due, di più, sul numero non c’è certezza in quanto praticamente invisibili). Il prezzo? Cinquanta euro per la prestazione tradizionale.

Di più non è dato sapere, se non che il “traffico”, con la sceneggiata negozio-telefonata-balcone, viene segnalato come continuo. Non è, peraltro, una novità. La prostituzione a Sacile c’è ma non si vede. Se in provincia di Treviso il fenomeno si tocca praticamente con mano (la presenza delle prostitute in strada è da tempo al centro di discussioni, proteste, polemiche, provvedimenti più o meno opinabili) in riva al Livenza viaggia su Internet e al coperto. Disinibite ragazze di tutto il mondo si mostrano con foto inequivocabili sui siti di annunci specializzati (dove il nome Sacile ricorre con frequenza) proponendo incontri per saziare tutti i desideri più proibiti, sadomaso compreso.

In tema di prostituzione in casa del resto Sacile vanta una vecchia tradizione esemplificata dalla presenza, sino alla data del 20 settembre 1958 quando entrò in vigore la legge Merlin, di una casa di piacere. Conosciuto col nome di Villa Rosa, unica struttura del genere dell’intero mandamento, il “casino” sacilese funzionava in viale Trento, alle porte della città. Vi si accedeva da un cancello e alla porta c’era un campanello senza alcuna indicazione, tanto i clienti sapevano bene chi rispondeva. Per non stancare l’affezionata clientela le “signorine” cambiavano ogni 15 giorni. Il loro arrivo negli anni Cinquanta era spesso celebrato con una singolare parata: una carrozza scoperta trinata da cavalli con a bordo le nuove “signorine”, vistosamente abbigliate, attraversava tutta la città da viale Trento sino a San Liberale con tappa obbligatoria davanti alle caserme. Non erano, però, solamente i militari a frequentare Villa Rosa: la casa di piacere era visitata da tutti gli strati della popolazione maschile. Si poteva però entrare soltanto a 18 anni compiuti. Ma la maitresse, inflessibile, nell’esigere il pagamento anticipato, chiudeva tuttavia un occhio se qualche giovane truccava la data di nascita con la scolorina sulla carta d’identità.

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