L’osteria del “Turco” riscoperta a Dardago Protagonista il Cai

BUDOIA. Con due cartelli, legati sopra la porta d’entrata, il Club Alpino pordenonese ha inteso valorizzare un’antica dimora di Dardago, in via San Tomè al cicvico 45 (foto sopra), raccontando la...

BUDOIA. Con due cartelli, legati sopra la porta d’entrata, il Club Alpino pordenonese ha inteso valorizzare un’antica dimora di Dardago, in via San Tomè al cicvico 45 (foto sopra), raccontando la storia particolare di quell’edificio e del vecchio rifugio Policreti, incendiato e distrutto dai nazifascisti, durante il rastrellamento antipartigiano dell’11 settembre 1944.

Arcangelo Colùs Zambon, detto il “Turco” (per un periodo era emigrato in Turchia) gestiva il bazar con osteria di via San Tomè, dove vendeva di tutto: dai generi alimentari alle stoffe, dagli ombrelli alla ferramenta. La sua bottega fungeva anche da recapito per il rifugio Policreti di Piancavallo. Nella stagione invernale Arcangelo custodiva le chiavi del rifugio. In estate nella sua bottega gli escursionisti lasciavano le loro biciclette, per salire a piedi fin sull’altipiano. Nel cortile interno l’oste aveva anche un ricovero per i muli che, in gran parte dell’anno servivano per portare le vettovaglie al rifugio Policreti, ritornando al piano carichi di carbone, ricavato dalla combustione anaerobica del legname di Valle della Stua.

La casa di Arcangelo Colùs disponeva anche di una decina di posti letto, sopra l’osteria-trattoria. Le cifre dei servizi erano modiche e in molti si servivano di quel recapito, dove sino al dopoguerra venivano confezionate anche composizioni di stelle alpine. Casa Colùs conserva ancora, al disopra dell’entrata, una piccola lapide in pietra con lo stemma del Cai e l’indicazione del recapito. I cartelli affissi sulla dimora, chiusa da molto tempo, intendono valorizzarla e farla conoscere agli appassionti della montagna e della storia locale.

Sigfrido Cescut

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