L’ordine al pilota: «Scuoialo»

Sentenza della Corte d’assise d’appello, pubblicate le motivazioni

«Scuoialo»: è stato questo l’ordine pronunciato da Dobrivoje Opacic al pilota del Mig serbo che, pochi minuti dopo, nei cieli della Serbia ha abbattuto un elicottero dell’Aves Rigel di Casarsa della Delizia, in missione internazionale per l’“European community monitors mission”. Era il 7 gennaio 1992 quando avvenne quella che viene ricordata come la strage di Podrute, costata la vita al pilota Enzo Venturini, al sergente maggiore Marco Matta, ai marescialli Fiorenzo Ramacci e Silvano Natale e al maggiore francese Jean Luc Eychenne. Lo riferisce il quotidiano La Repubblica riportando le motivazioni della sentenza della terza Corte d’assise di appello di Roma che ha condannato, ribaltando la sentenza di assoluzione di primo grado, il comandante della base militare di Bihac, Dobrivoje Opacic, e il suo superiore, il comandante del 5º corpo d’armata dell’aeronautica militare jugoslava, Liubomir Bajic, a 28 anni di reclusione per omicidio e disastro aviatorio. Sentenza che ha considerato responsabile anche la repubblica serba condannandola «al risarcimento dei danni» a favore dei familiari dei soldati italiani deceduti, «accordando una provvisionale di 150 mila euro».

Non ci fu nessun errore alla base della strage, ma un atto voluto: il 7 gennaio di 21 anni fa i due elicotteri della forza internazionale vennero identificati sul radar. Il Mig serbo era quindi decollato per ricevere, pochi minuti dopo, il terribile ordine, «scuoialo», da Dobrivoje Opacic. ll pilota Emir Sisic, già condannato in un altro procedimento per la strage, puntò l’elicottero italiano e lo fece esplodere alle 14.07 con un missile aria-aria. «Scuoialo», prosegue la ricostruzione del quotidiano, divenne, tra i militari della base, il soprannome del loro comandante. Sotto accusa anche il comandante del 5º corpo d’armata dell’aeronautica militare e della difesa anti-aerea serba Ljibomir Bajic. «Ho ordinato ai miei subalterni – aveva detto l’ufficiale in un processo parallelo che si è tenuto in Croazia – di attaccare immediatamente i velivoli non identificati». «Quell’attaccare immediatamente – si legge nelle motivazioni della sentenza – dà la spiegazione dell’accaduto: nessuna cautela, nessun tentativo di identificazione, soprattutto nessun cenno a qualsiasi regola d’ingaggio».

Ma secondo i giudici le responsabilità vanno cercate anche più in alto, ovvero in Blagoje Adzic, all’epoca comandante dello Stato maggiore delle forze armate e della difesa aerea. «Non meno evidente – si spiega nella motivazione – la responsabilità del Blagoje Adzic, ora deceduto», ma che all’epoca «era il primo nella catena di comando».

(d.s.)

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