Lettera-testamento della giudice Feruglio a tutti gli avvocati

Udine, svelata nell’affollatissima e commossa cerimonia di ieri. La scrisse in giugno e poi si ritirò per l’aggravarsi della Sla
ANTEPRIMA UDINE 17 novembre 2003. PROCESSO OMICIDIO DI CIVIDALE Telefoto Copyright Foto Agency Anteprima www.anteprimafoto.it
ANTEPRIMA UDINE 17 novembre 2003. PROCESSO OMICIDIO DI CIVIDALE Telefoto Copyright Foto Agency Anteprima www.anteprimafoto.it

UDINE. Doveva essere un momento di ricordo e omaggio alla stimata collega e alla cara amica Francesca Feruglio. Ma ha finito per diventare qualcosa di ancora più profondo e significativo.

Perchè a porgere l’estremo saluto e congedarsi così, per sempre, dal tribunale e in particolare da tutti gli avvocati che in quelle aule aveva conosciuto e frequentato, è stata proprio lei: la sfortunata giudice che, colpita all’improvviso da una neuropatia degenerativa in tutto simile alla Sla nella sua forma più aggressiva e fulminante, ha cessato di vivere sabato, all’ospedale di San Daniele, dopo un anno di lotta e sofferenze e ad appena 51 anni di età. Per farlo, la dottoressa Feruglio ha scelto la maniera più semplice e diretta: una lettera.

Una pagina e mezza di ricordi e ringraziamenti, carichi di sentimento e di energia, come quelli che l’avevano sempre animata, ispirando il suo approccio sereno e solare alla vita e alle persone.

«Abbraccio ognuno di voi», ha scandito il presidente dell’Ordine degli avvocati di Udine, Andrea Galimberti, leggendo ad alta voce e con grande trasporto la lettera, davanti a un’aula - la A, intitolata a Falcone e Borsellino -, mai così gremita come ieri mattina. È a lui che il presidente del tribunale, Alessandra Bottan, ha consegnato il “testamento” della collega Feruglio.

La data è quella del 12 giugno: quel giorno, la giudice aveva tenuto le sue ultime udienze. Ormai fortemente limitata nei movimenti, sapeva che non sarebbe più tornata al lavoro. E così, nel suo ufficio al secondo piano del palazzo di Giustizia, ha deciso di scrivere agli avvocati.

Muta al cospetto di quell’enorme atto di delicatezza, la folla accorsa alla cerimonia indetta per le 9.15 - giudici penali e civili, i pm con il procuratore capo Antonio Biancardi, cancellieri e tutto il resto del personale amministrativo e di polizia giudiziaria, oltre naturalmente a numerosissimi avvocati - ha ascoltato con il cuore gonfio di commozione.

Due gli episodi rievocati dalla dottoressa Feruglio, per descrivere il tipo di rapporto che, nel tempo, era andato consolidandosi tra lei e gli avvocati. Il primo risaliva al 1993, quando, a un anno dal suo insediamento in pretura, era stata invitata a cena insieme al collega Paolo Petoello - il giudice che l’11 settembre 2012 si è tolto la vita sparandosi vicino al cimitero di Galleriano di Lestizza - da un gruppo di penalisti.

Tra loro c’era anche l’avvocato Ezio Franz, che ieri, in qualità di presidente della Camera penale friulana, è intervenuto a sua volta per offrire di lei un ritratto più privato, che professionale. «Sempre gentile, disponibile e capace di stemperare anche i momenti di maggiore tensione - ha detto -. Ricordiamo lei, così come il compianto Petoello, come due giudici capaci di un rapporto umano e per nulla pm-dipendenti. Non è un segreto: a Francesca abbiamo voluto tutti bene».

A riprova del clima di distensione e reciproco rispetto dei ruoli esistente con gli avvocati, nella lettera la dottoressa Feruglio ha voluto raccontare anche di quando un avvocato proveniente da un altro Foro, al termine di un processo, le disse come in altri tribunali i difensori fossero abituati a entrare “armati” di elmetto. Tutt’altra l’atmosfera udinese, insomma.

E splendide anche le parole adoperate dal giudice Francesco Venier - che con la Feruglio aveva avuto modo di lavorare fin dai tempi in cui era ancora un pm presso la pretura -, per descrivere quanto speciale fosse stata prima e anche durante i durissimi mesi della malattia. Ascoltato e apprezzato infine il pensiero dedicatole dal decano del Foro udinese, Roberto Petiziol, l’aula si è lentamente svuotata e l’attività giudiziaria ha ripreso il proprio corso. In quelle mura, però, nulla smetterà mai di parlare di lei.

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