«L’esperienza più intensa, qui ritrovo la serenità»

Elio Pascottini, il poeta, è uno degli aficionados del Violetto. Ha 58 anni e soffre di tetra paresi spastica dovuta a un ritardo di assistenza alla nascita. Una di quelle cose difficili da mandar giù, insomma, che però non hanno evidentemente incrinato il suo piacere di vivere. «È da quando ho sette anni che compio questo viaggio. Ma mica ci vado per chiedere la grazia di camminare – dice sorridendo - bensì per continuare ad avere questa serenità nel cuore e la possibilità di far del bene agli altri».
Ecco, l’inversione di ruoli è uno dei misteri più affascinanti che si verificano durante il pellegrinaggio. Tutti i volontari Unitalsi, impegnati in mille faccende e ben consci della faticaccia che comporterà il viaggio, ripetono come un mantra che ogni volta tornano a casa arricchiti dall’esperienza. «Sono le migliori ferie che posso fare – ammette Rino, uno dei volontari - ed è molto più quel che ricevo dai malati di quel che posso fare io per loro». Camminando lungo la barelliera, come viene chiamato il vagone che ospita i malati, i racconti si susseguono uno dopo l’altro. C’è una coppia che ha intrapreso il viaggio la prima volta nel ’74 e ora che di anni ne hanno 89 a testa non pensano ancora di smettere. «Da 61 anni lo sopporto – dice con un dolce sorriso Lidia Sabbadini, guardando il marito nella branda di fronte alla sua - ma ancora me lo porto dietro!». Lui, Elio Giorgino, la guarda con occhi che pure ridono e sottovoce confida: «Guai se ci tengono lontani». Vent’anni fa un incidente in macchina lo ha costretto alla carrozzina, ma la vicinanza di Lidia e le tante visite alla Madonna di Lourdes lo fanno sorridere come se la vita gli avesse riservato sempre e solo belle cose.
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