Le vicende delle portatrici carniche raccontate con un murale a Sigilletto

L’opera di Fabio Tamussin, il pittore che sta decorando le facciate delle abitazioni nel comune di Forni Avoltri  
Alessandra Ceschia

il ricordo



Camminano curve sotto il peso della gerla. Le spalle peste e scorticate, il capo chino, i piedi stanchi fasciati dagli scarpets, le portatrici carniche di Sigilletto avanzano verso il passo Volaia in bilico sui sentieri per rifornire gli alpini della prima linea con munizioni, viveri e lettere dei parenti.

L’omaggio a protagoniste della Grande guerra senza nome e senza divisa prende forma sulla facciata di un edificio della famiglia Gerin nella frazione di Forni Avoltri che conta una sessantina di abitanti. Porta la firma di Fabio Tamussin, “cantore” della montagne friulane, dei pastori e degli animali del bosco. «Ho ideato il soggetto incrociando vecchie immagini delle portatrici carniche e la mia conoscenza di quei sentieri» racconta Tamussin che su una parete rosata sta materializzando la storia locale in formato 2 per 1,5 metri. Passo Volaia, monte Coglians, Pal Piccolo, Pal Grande, Cuelat e altre cime che presidiano la valle del But erano fondamentali per la tenuta del fronte italiano, perché attraverso il passo di Monte Croce Carnico le truppe austriache avrebbero potuto dilagare in pianura. E per mantenere un centinaio di militari a 2000 metri servivano braccia e gambe silenziose che si arrampicassero lassù.

Il soggetto è un monito a non dimenticare le nostre radici; Tamussin dopo il bozzino su carta, lo ha riprodotto sulla parete a mano libera, e ora, sotto le pennellate di colori acrilici, sta prendendo vita.

Da anni, dopo aver a lungo sperimentato, dipinge le facciate dei fabbricati a Collina, Collinetta, Sigilletto e Forni Avoltri che esibiscono orgogliose i suoi murali.

Una vocazione precoce quella di Tamussin – 49 anni di Collinetta – sbocciata quando ancora andava all’asilo: le suore, accortesi della sua particolare abilità nel disegno a mano libera, gli commissionavano illustrazioni e cartelloni.

Né quella profonda inclinazione artistica si è attenuata durante le scuole dell’obbligo, benché lui continuasse a coltivare la passione per la pittura, guidato dallo zio che dipingeva e decorava.

Si iscrisse all’Istituto d’Arte Sello di Udine, «ma l’ho frequentato solo per un anno, siccome c’erano più materie di studio che di pratica» confessa. Per 25 anni ha lavorato in fabbrica, non rinunciando nel tempo libero a creare opere e a sperimentare nuove tecniche: carboncino, acrilico, pastelli a olio, Caran D’Ache e tecniche miste applicati su tele, sezioni di tronchi e porzioni di pareti.

Una poliedricità che lo ha portato a una lunga sperimentazione e ha affinato il suo linguaggio figurativo realistico contraddistinto dalla cura minuziosa dei dettagli. Dai quadri ai murali, fino alle decorazioni, oggi si dedica unicamente alla sua vera passione, la pittura, serbando una predilezione per l’olio.

Sui murali campeggiano le montagne accanto a paesaggi, innevati o verdeggianti, popolati da galli cedroni, aquile, stambecchi e cani accanto a figure di pastori, contadini e piccoli angeli. Ma Tamussin ama anche la ritrattistica e la sua serie di “celebrities” ha da tempo varcato i confini locali, accanto ai soggetti ispirati all’aeronautica, la mitologia, il fantasy, le locandine dei film e la serie delle pin-up. Due anni fa ha partecipato alla biennale di Venezia e, al momento, quattro sue opere sono in concorso al Premio Vittorio Sgarbi a Ferrara. —



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