Le quotazioni fanno crescere il Friuli Venezia Giulia: un ettaro di vigneto rende 11.800 euro

Le quotazioni medie fanno del Friuli Venezia Giulia il terzo territorio più redditizio, dopo Alto Adige e Trentino
Maurizio Cescon

UDINE. Quanto rende un ettaro di terreno coltivato a vigneto? In Friuli Venezia Giulia piuttosto bene, secondo quanto riportano le statistiche Ismea (Istituto di servizi per il mercato agricolo alimentare). Infatti in media, tra vini comuni, Igp e Dop (le vecchie Doc), si può contare su un ricavo di 11.807 euro per semplice vendita dell’uva. Una quotazione che garantisce alla nostra regione il terzo posto tra i territori dopo l’inarrivabile Alto Adige che primeggia con 21.463 euro a ettaro, seguito dalla provincia di Trento con 17.402 euro a ettaro. Ma le differenze, lungo la Penisola, sono davvero abissali, tanto che in Calabria la rendita è di poco superiore ai 3 mila euro. E in altre regioni, dove i nomi dei vini sono importanti, come l’Umbria, la Sicilia o le Marche, le quotazioni non raggiungono i 4 mila euro. Un po’ più remunerativo fare i viticoltori nel Lazio, dove un ettaro di vigneto fa incassare 4.332 euro, in Basilicata si arriva a 4.529 euro, in Campania a 4.836 euro e in Sardegna a 5.180 euro. In Lombardia, terra della Franciacorta, si arriva a 5.738 euro, in Molise a 5.784 euro, poco meno di Emilia Romagna (6.342 euro) e, soprattutto, Toscana (grandi rossi come il Brunello di Montalcino o il Montepulciano), a quota 6.651 euro. Vanno ancora meglio l’Abruzzo (7.300 euro a ettaro vitato), la Puglia (7.477 euro), la Liguria (8.644 euro), il Veneto (9.949 euro), il Piemonte (altra terra di rossi eccezionali come Dolcetto, Barbaresco o Barolo) (10.019 euro), la Valle d’Aosta (11.488 euro) e il nostro Friuli Venezia Giulia (11.807 euro). Sia chiaro, si tratta di prezzi medi, che non tengono conto della specificità delle varie Doc. Logico pensare che sul Collio, sul Carso e sui Colli Orientali un ettaro a Refosco piuttosto che a Terrano, a Pinot bianco piuttosto che a Sauvignon, possa far guadagnare ben di più di 11.807 euro l’ettaro al vignaiolo. E per le uve Glera da cui nasce il Prosecco, sia nelle Grave che nella Doc Aquileia o Isonzo, i ricavi per ettaro possono raggiungere anche 30 mila euro, visto il trend della domanda, che rimane sui livelli massimi e non ha conosciuto flessioni, se non marginali, nemmeno durante i lockdown per la pandemia.

I rapporti tra le regioni restano pressochè invariati se si sposta l’obiettivo sulle uve da vino a denominazione. In testa nettamente il duo del Trentino Alto Adige, e quindi le province di Bolzano e Trento, dove un ettaro vitato destinato alla produzione di vini a denominazione garantisce ricavi - rispettivamente - per 21.929 e 17.976 euro. Valori importanti anche per Valle d’Aosta (13.348 euro), Friuli Venezia Giulia (12.421 euro), Piemonte (10.629 euro) e Veneto (10.241 euro). Più distanziata la Toscana, dove un ettaro coltivato a uva da vino a denominazione, in media, garantisce un reddito di 7.327 euro. Il panorama cambia se l’analisi si concentra sui vini comuni: non essendoci importanti vincoli per garantire la maggiore produttività. E così in molte regioni conviene di più produrre uve destinate a vino comune che uve destinate alla produzione di vini di qualità, Dop o Ipg. In testa c’è la Puglia, con un ricavo di 9.743 euro ad ettaro, seguita da Abruzzo (8.166 euro), Veneto (7.590 euro). Infine, le uve destinate alla produzione dei vini a indicazione geografica. Spicca il Friuli Venezia Giulia, che garantisce ricavi per 12.409 euro a ettaro, dietro alla sola Provincia di Bolzano (14.253 euro), ma davanti a quella di Trento (10.336 euro). —

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