Le Osterie friulane “si difendono” da cinesi e fast food

UDINE. Il Comitato friulano per la difesa dello osterie compie trent’anni essendo sorto, grazie a un gruppo di venti amici, il 5 settembre 1984. E si accinge a festeggiarli il 20 di questo mese, alle 20,30, alla Pro loco di Villaorba di Basiliano, con uno spettacolo imperniato sul cabaret in friulano di Dino Persello (“Voe di contàus...”). Ma quante sono oggi le osterie?
«Non è semplice rispondere – spiega il superpresidente del Comitato, Enzo Driussi – perchè tra i nostri iscritti avviene un turnover naturale. Tra Udine, Gorizia e Pordenone sono oltre un centinaio quelle storiche, ma nelle tre province del Friuli abbiamo un migliaio di soci che vanno e vengono e noi non li mandiamo via...».
Pochi giorni fa è uscita un’edizione speciale del periodico “L’osteria friulana”. «Ne sono state stampate – ricorda ancora Driussi – un migliaio di copie, che saranno lette complessivamente da 4-5 mila persone perchè in ogni singolo locale “L’osteria friulana” passerà di mano in mano». Stringi stringi, nella provincia di Udine le osterie associate e attive nelle varie iniziative del Comitato sono una cinquantina, in maggioranza nelle periferie e nei paesi, meno in città.
E pensare che, secondo recenti statistiche, Udine aveva una grande tradizione: tra osterie e locande nel 1569 ne contava 43. Ma nel 1812 erano salite a 150 e nel 1935 a 153. Negli anni 50 del ’900 le osterie della città si erano già ridotte a un centinaio. Poi sono dilagate le pizzerie e si è accentuata la decadenza che ha portato a chiusure o a trasformazioni (il Fornaretto è diventato cinese, i Piombi trasformati in birreria, mentre il Lepre è diventato un’agenzia viaggi).
«Cosa potevamo fare? – si chiede il presidente Driussi – Dichiarare guerra alla Cina e ai colossi americani del Fast Food?». No, il Comitato ha fatto quanto doveva, e poteva. In questo trentesimo anniversario glielo riconoscono i vari personaggi che hanno dato un contributo alla pubblicazione celebrativa.
Un giornalista famoso come Bruno Pizzul ricorda «la frascje, l’osterie privade» e l’altrettanto noto collega Toni Capuozzo si sofferma sui locali frequentati negli anni giovanili: alle Pietre, il Ramandolo («era quasi meglio della Biblioteca comunale»), da Valentino, al Marinaio. Per l’ex direttore del Messaggero Veneto Sergio Gervasutti «L’osteria è una chiesa, un luogo di autentica amicizia, direi quasi di fratellanza; rappresenta per ciascuno di noi, compresi gli sventurati astemi, la continuazione della propria casa».
Secondo il compianto collega Piero Fortuna «bisogna distinguere tra osterie di città e di campagna, di periferia e di provincia. Di questi locali confidenziali, ricchi di colore e sentori, se ne contano decine e decine. Alcuni si propongono come enoteche, ma non è il caso di cavillare». E conclude: «L’osteria in Friuli se la cava ancora benissimo».
Il vinificatore Piero Pittaro, presidente di Friuli nel mondo elogia l’iniziativa e l’impegno di di Driussi che definisce «l’Omar Kayyam del Friuli», mentre anche l’autore di questa nota contribuisce alla pubblicazione con un ricordo di Chino Ermacora e Mario Quargnolo, cantori tra i più illustri delle osterie friulane. Infine, il presidente del Ducato dei vini Piero Villotta rende omaggio all’oste tradizionale, che era i l demiurgo del suo locale: sceglieva il vino «sulla bontà del quale impegnava il suo onore la sua fortuna, il suo futuro».
Appuntamento, dunque, col Comitato difesa osterie per fare festa con Dino Persello e il suo spettacolo per sabato 20 settembre, alle 20.30 nella sede della Pro loco di Villaorba di Basiliano. Sono previsti anche un concertino del trio composto da Driussi e dai fratelli Giorgio e Roberto Armani e la sfilata del gruppo in costume Lis Mascaris di Morsano di Strada, che ha partecipato anche al carnevale di Rio. Il tutto – recita l’invito – all’insegna di “musica friulana, pastasciutta e... un bon tai di vin”.
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