Le due scommesse dell’Interporto: traffico su rotaia e alta formazione

L’amministratore delegato Giuseppe Bortolussi illustra strategie e potenzialità dell’area del Centro ingrosso di Pordenone



Dopo vent’anni senza treni, in quanto Fs aveva deciso di non investire più sul traffico merci a livello nazionale, l’Interporto di Pordenone oggi vanta un terminal ferroviario intermodale che rappresenta un’infrastruttura strategica: una svolta con riflessi importanti su più fronti. È partito da qui il viaggio nell’ampia area del Centro ingrosso della provincia, uno dei punti di riferimento nel sistema che si sta configurando attorno al corridoio Adriatico-Baltico: a fare da cicerone è stato l’amministratore delegato Giuseppe Bortolussi, che ci ha guidati alla scoperta di due luoghi-simbolo, dagli spazi del terminal a quelli del nuovo istituto superiore di logistica. Un viaggio tra quanto è stato realizzato ed è operativo e ciò che, invece, è stato progettato, ma deve vedere la luce.

«Partiamo dal terminal ferroviario intermodale, con sette fasce di binari, tre elettrificate e quattro adibite a carico e scarico – spiega Bortolussi –. A pochi passi sorge il gate, la porta principale dell’area: un punto fondamentale per monitorare i mezzi, che vengono fotografati e radiografati, e al cui interno si trovano gli uffici della società ferroviaria svizzera Hupac (è il gestore del terminal). Il gate, tra l’altro, è made in Pordenone: porta la firma, assieme alla parte tecnologica del terminal, della Grimel di Fontanafredda, azienda guidata da Giovanni Perin. C’è poi l’officina locomotori per riparazione e manutenzione dei mezzi». La linea elettrificata sarà in funzione da venerdì: il pieno esercizio a settembre, per questioni di sicurezza. Nel novero dei progetti di ampliamento, spiccano quattro iniziative. «Si completerà l’asta di manovra da 750 metri – annuncia l’ad –. Sarà realizzato un magazzino raccordato di 11 mila metri quadrati, all’interno del quale potrà fare ingresso il treno. Sarà utile per le merci che non possono stare sotto le intemperie. Una struttura importante: permetterà, infatti, di completare l’offerta del terminal raggiungendo il 95 per cento della richiesta di utilizzo del convoglio». Accanto al magazzino tre binari. «Serviranno per il ricovero dei locomotori e dei vagoni cui serve parcheggio – prosegue –. Altro piano interessante il magazzino per container da 50 mila metri quadrati». Un terminal intermodale caratterizzato da parametri costruttivi all’avanguardia: è il primo a livello nazionale rispondente agli standard europei. L’inaugurazione è avvenuta a fine maggio e da allora si è proceduto a passo spedito con la fase operativa. «Entro il 2030, l’Europa chiede che il 30 per cento del traffico sia su rotaia: il terminal pordenonese contribuirà a innalzare l’utilizzo dei treni», afferma Bortolussi, che è anche presidente del Consorzio corridoio Italia-Serbia. Una realtà nata nel 2013 in seno all’Interporto e che sta creando un rapporto privilegiato tra il Nordest e i Balcani.

Seconda tappa del viaggio è il palazzo di vetro, in fase di completamento e nel quale troverà spazio tra un paio di mesi l’istituto superiore di logistica, iniziativa di alto profilo che nasce dalla collaborazione anche con Unindustria, istituto tecnico navale di Trieste e Marco Polo di Venezia. Bortolussi è entusiasta di quanto realizzato sinora e dei piani di sviluppo: come lui anche il presidente dell’Interporto Silvano Pascolo e il numero uno di Unindustria Michelangelo Agrusti. «L’Interporto è parte di un più ampio progetto di riorganizzazione che funziona perché legato alla capacità di programmare il futuro in maniera prospettica e organica e in cui si realizza ciò che è necessario in tempi relativamente brevi – afferma Agrusti –. Il terminal, che modificherà sensibilmente i connotati dell’organizzazione logistica del Pordenonese, garantendogli un valore competitivo straordinario, è parte inscindibile di questa strategia. Ulteriore tessera del mosaico è l’istituto superiore di logistica». «I lavori del terminal si sono chiusi celermente e la partenza dei primi treni è un passaggio importante – conclude Pascolo –. La scelta di Hupac è vincente: un grande operatore che farà la differenza». —



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