Le aziende imbottigliatrici: «Garantiamo più controlli»

«Non è mia intenzione e non è mia competenza disquisire sulla qualità dell’acqua dell’acquedotto, quello che posso tranquillamente dire è che la nostra è un’acqua minerale ed è definita tale solo quell’acqua che viene imbottigliata senza essere trattata in alcun modo, come sgorga dalla fonte».
Sul dibattito “qualitativo”, aperto dalle dichiarazioni del presidente del Cafc, interviene Samuele Pontisso, amministratore delegato di Goccia di Carnia (stabilimento a Forni Avoltri e una produzione di 150 milioni di bottiglie all’anno), che ricorda come l’acqua «Goccia di Carnia è costantemente controllata, con campioni prelevati alla fonte sia dallo stabilimento, sia da istituti esterni, che ne certificano composizione e qualità. Per le sue proprietà naturali, Goccia di Carnia è ideale sia per l’alimentazione dei neonati che necessitano di un’acqua oligominerale pura e leggera per la preparazione del latte sia per un regime alimentare equilibrato a basso contenuto di sodio. E ha un bassissimo contenuto di sodio (1,1 mg/l) e un livello di nitrato molto basso (soli 1,5 mg/l), importante indicatore di assenza di inquinamento da scarichi industriali e concimi».
Dichiarazioni in sintonia con quelle di Luca D’Agostino, presidente di Acqua Pradis (stabilimento a Clauzetto, Pordenone, con una produzione nel 2017 di 7 milioni di bottiglie, il 95 per cento vendute in Friuli Venezia Giulia). «L’acqua del sindaco, mi piace ancora chiamarla così, qui è sicuramente buona, perché in Fvg viene da un territorio puro rispetto ad altre realtà, ma non so che tipo di controlli garantiscono le aziende sanitarie locali sull’acqua della fontanella o del rubinetto. So benissimo, invece, i controlli che facciamo noi che imbottigliamo a livello industriale: controlli severi e quotidiani su tutto ciò che esce dallo stabilimento e viene commercializzato. Canoni di concessione troppo bassi secondo Legambiente? Può essere anche vero, ma non vedo perché si debba pagare allo Stato per un servizio che non offre: non fa nulla, visto che non è lo Stato che può far piovere di più. Noi rispettiamo tutte le normative e non abbiamo mai ricevuto alcun tipo di contributo».
Per Gilberto Zaina, Ceo di Sorgente Valcimoliana (la società che gestisce il marchio Acqua Dolomia, con stabilimento a Cimolais, che nel 2017 ha imbottigliato 80 milioni di bottiglie, circa la metà vendute in regione) «l’iniziativa delle Case dell’acqua è lodevole, ma sappiamo che l’acqua del rubinetto ha alte concentrazioni di cloro e che la rete idrica nazionale è vecchia e piena di falle, con conseguente spreco di grandi quantitativi d’acqua. Sarebbe inoltre interessante capire quanti controlli vengono effettivamente effettuati alle Case dell’acqua una volta installate. So, invece, quelli ai quali siamo sottoposti noi. In azienda una biologa è responsabile della gestione del laboratorio interno e delle analisi microbiologiche effettuate quotidianamente per controllare l’acqua della sorgente e l’imbottigliato». (ma.ce.)
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