Latterie, la maxi beffa dei contributi Inps

Una settantina di ex dipendenti del Consorzio reclama tra i 10 e i 15 mila euro. Il giudice del lavoro: il credito è prescritto

CAMPOFORMIDO. Una vera e propria beffa che ha per cornice la classica vicenda all’italiana. Protagonisti e vittime una settantina di ex dipendenti, oggi pensionati, di Latterie friulane. Reclamano la restituzione dei contributi previdenziali versati in eccesso (somme che attualmente, con gli interessi, variano dai 10 ai 15 mila euro ciascuno), che l’Inps a suo tempo aveva restituito a Latterie, ma che il Consorzio non avrebbe saldato ai diretti interessati.

Per far valere le loro ragioni hanno tentato un duplice ricorso al giudice del lavoro del Tribunale di Udine, ma lo hanno fatto troppo tardi. «Il credito dei ricorrenti - scrive nel dispositivo di sentenza del 13 novembre scorso la dottoressa Marina Vitulli - sulla cui sussistenza non vi è contrasto, essendo in contestazione solo il suo ammontare, deve ritenersi prescritto».

Dunque la loro voglia di giustizia, di vedersi riconosciute quelle spettanze, diventate un bel gruzzoletto, è andata a sbattere contro il muro, impietoso, della prescrizione. «E purtroppo non vi sono possibilità di ribaltare la sentenza in un eventuale appello - spiega l’avvocato Romina Zorzini che ha assistito alcuni di loro in questa battaglia legale -, perchè la prescrizione azzera tutto. Ma il tribunale, nel merito, ha riconosciuto le nostre ragioni».

Certo Latterie friulane, al centro delle cronache quotidiane perchè sta vivendo uno dei momenti più travagliati della sua storia, tra cessione a Granarolo o possibile matrimonio con il Consorzio agrario, ha ben altro a cui pensare. Ma la storia degli ex dipendenti beffati vale la pena di essere raccontata. «Perchè non accada a qualche altro lavoratore quello che è capitato a noi», dice Amorino Bassi, ex autista di Latterie, andato in pensione nel 1999.

Tutto ha inizio nel 1984 quando una legge nazionale stabilisce che il Consorzio di Campoformido deve cambiare inquadramento ai fini previdenziali, passando da Industria ad Agricoltura. Ma all’epoca i dipendenti si oppongono, fanno anche uno sciopero, e così resta l’inquadramento Industria, più vantaggioso ai fini pensionistici. Ma nel 1995 lo Stato impone il cambio e così gli operai del Consorzio, anche per l’Inps, diventano agricoli.

La decorrenza è retroattiva, fissata al 1984, quindi per quasi 11 anni l’azienda ha versato all’Istituto di previdenza somme più elevate per contributi. L’Inps, nello stesso 1995, provvede a restituire l’eccesso, vale a dire oltre 5,4 miliardi di lire dell’epoca (2,7 milioni di euro). Una parte di quei soldi, circa la metà, viene immediatamente rimborsata ai soci che conferiscono il latte. E la parte spettante ai dipendenti? «Nessuno ci ha detto nulla, nemmeno i sindacati - aggiunge Bassi -. Sappiamo che sono stati rimborsati gli operai che ancora continuavano a lavorare per Latterie, non coloro che, negli anni, erano già andati in pensione».

E arriviamo al 2004, quando per puro caso, un componente della commissione sindacale interna, rivolgendosi allo sportello Inps per verificare la sua posizione contributiva, scopre di non essere inquadrato nel settore Industria, ma in quello Agricoltura. A quel punto la notizia passa di bocca in bocca e in 70 ritengono di aver diritto alle somme contestate.

Provano una conciliazione con l’azienda che si limita a rispondere «nulla è dovuto», senza dare altre spiegazioni. Passano altri anni senza che la situazione si sblocchi, finchè i più “temerari” decidono di percorrere la strada del Tribunale. In cinque, tra cui Bassi, si affidano all’avvocato Romina Zorzini e avviano due distinte cause, conclusesi entrambe con la prescrizione tra novembre e dicembre 2013.

«Abbiamo scritto una memoria e l’abbiamo inviata alla redazione di “Report” (il programma di Milena Gabanelli, ndr) - conclude Amorino Bassi -. Noi non ci arrendiamo, vorremmo che questa vicenda che ci riguarda possa avere la maggiore diffusione possibile, anche a livello nazionale, perchè non vorremmo che altri si trovassero inguaiati, privati dei loro diritti». Perchè poi, in silenzio, arriva la prescrizione.

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