Latterie friulane nel mirino di Granarolo

UDINE. Suonano sibilline le parole usate a inizio anno dal presidente del gruppo Granarolo, Gianpiero Calzolari, che annunciava la volontà di un ulteriore “giro di shopping” nel Belpaese.
In quel giro potrebbe entrare Latterie friulane, intenta a trattare con il gruppo di Bologna per risalire la china della difficile situazione in cui versa da primavera quando i soci della coop spilimberghese Cometa hanno stoppato l’invio del latte a Campoformido.
Il crollo del latte conferito
Fuoriusciti in segno di protesta per la bassa remunerazione del latte al litro, i soci della cooperativa di Spilimbergo hanno messo in ginocchio Latterie che d’improvviso si è trovata a fare i conti con una riduzione di poco meno di un terzo dei conferimenti complessivi.
La dirigenza da mesi sta cercando una via d’uscita, anche rivolgendosi oltre confine per l’approvvigionamento, ma al posto di soluzioni estemporanee ora si vogliono certezze.
Specie per garantire i soci (quelli rimasti), sempre più in sofferenza per lo stringato prezzo che la coop riconosce al litro di latte alla stalla: 35 centesimi che diventano 39 pagata la qualità (al netto dell’imposta) contro un costo di produzione che sfiora i 42 centesimi. Una situazione difficile da sostenere, lamentano da mesi gli allevatori.
La strada per Bologna
Latterie friulane è impegnata in una fitta trattativa con Granarolo, che potrebbe tradursi in una futura fusione, magari della coop di Campoformido con la holding del gruppo, il consorzio Granlatte cui pare si siano già rivolti anche molti degli ex soci conferitori di Cometa.
Granarolo, che nel corso degli ultimi anni ha costantemente aumentato il giro d’affari e stima di chiudere il 2013 superando il miliardo, metterebbe così un piede stabile in Fvg, facendo suo un importante sito industriale e un marchio come Latterie friulane che garantisce anche buona parte della produzione complessiva della dop Montasio.
Dal canto suo, invece, la Coop di Campoformido metterebbe in sicurezza i soci conferitori, si garantirebbe l’appoggio della più grande realtà nazionale del settore lattiero-caseario, ma al contempo – è il timore delle parti sociali – ipotecherebbe la sua autonomia decisionale. Perplessità e interrogativi che per ora risulta difficile sciogliere essendo l’intera operazione figlia di una lunga fila di condizionali.
Trattative a tutto campo
Stando a quanto riferito dal direttore generale di Latterie friulane, Franco Odorico, quella con Granarolo non sarebbe l’unica via che la coop di Campoformido sta verificando. «Abbiamo poco latte – ha spiegato ieri il dg – e siamo in cerca di soluzioni. Che queste si chiamino Granarolo, Latte Busche o Latterie di Soligo non è importante. Al momento non c’è niente di fatto, nulla di firmato».
All’origine del problema si situa l’uscita dei soci dalla coop Cometa che, dalla primavera scorsa ha smesso di conferire latte a Campoformido. Per capire quanto pesasse nell’universo dei soci di Latterie la coop della destra Tagliamento basti ricordare i dati 2012: a Latterie friulane arrivarono dai soci complessivamente 65 milioni di litri di cui 18 da Cometa, cioè poco meno di un terzo. Quel latte non è stato recuperato stabilmente e ha portato i vertici del consorzio a una ricerca che li ha spinti in qualche occasione anche fuori dai confini nazionali.
Aumentare il giro d’affari
«Sul piatto ci sono diverse ipotesi – continua Odorico –. Il fine è incrementare il fatturato ed è un’esigenza che condividiamo con altre realtà simili, per dimensione, alla nostra. Penso a Soligo e Latte Busche, società che hanno fatturati tra i 50 e i 100 milioni e che non sono oggi in grado, al nostro pari, di fare, come vorrebbero, ricerca e innovazione. Pensare di mettere insieme le forze ci consentirebbe di far fronte a queste esigenze grazie all’incremento dei fatturati e delle reti commerciali». Granarolo? È un’altra storia. «È un gruppo da un milione di euro – taglia corto Odorico – e in quel caso l’ipotesi potrebbe essere la fusione, ma per ora è solo un’ipotesi».
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