L’astrofisico di Meduno che negli Stati Uniti studia come estrarre energia dai buchi neri

L’astrofisico medunese Luca Comisso, ricercatore alla Columbia university di New York
L’astrofisico medunese Luca Comisso, ricercatore alla Columbia university di New York

MEDUNO. A poco più di un anno dalla precedente, arriva una nuova scoperta firmata dall’astrofisico di Meduno Luca Comisso, ricercatore alla Columbia university di New York, che ha lavorato al progetto assieme al collega Felipe Asenjo dell’università Adolfo Ibanez del Cile: la coppia di ricercatori ha scoperto un nuovo processo secondo cui è possibile estrarre energia dai buchi neri, regione dello spazio-tempo con un campo gravitazionale così intenso che nemmeno la luce può sfuggire.

Nell’ultimo mezzo secolo, scienziati di fama mondiale hanno cercato di elaborare metodi per liberare tale energia: nel novero Roger Penrose, che l’anno scorso è stato insignito del Nobel per la fisica per una scoperta analoga, e gli inglesi Stephen Hawking e Roger Blandford.

Con quella di quest’ultimo, in particolare, è in competizione la scoperta di Luca e Felipe. Il loro studio è stato pubblicato su “Physical review”, una delle più antiche e prestigiose riviste scientifiche.

«I buchi neri sono circondati da un plasma caldissimo composto da elettroni e positroni, che genera un campo magnetico intensissimo – spiega Comisso –. Nei nostri calcoli matematici abbiamo unito la teoria della relatività di Einstein e quella dei plasmi magnetizzati per studiare cosa succede in prossimità dell’orizzonte degli eventi.

Poco prima di avere raggiunto questo confine è possibile estrarre energia da un buco nero, quando le linee del campo magnetico si disconnettono e riconnettono, producendo elettroni e positroni a energia negativa, prima di essere inghiottiti dal buco nero.

La scoperta ci consentirà di capire cosa genera le emissioni di energia da questi oggetti misteriosi, di stimare meglio la velocità di rotazione dei buchi neri e potrebbe persino costituire il metodo per procurare l’energia necessaria alle esigenze di una civiltà avanzata».

Anche se può sembrare una cosa da fantascienza, estrarre energia dai buchi neri potrebbe essere la risposta ai futuri bisogni energetici dell’umanità, come si precisa nell’illustrazione del progetto diffusa in una nota dalla Columbia university.

«Tra svariate migliaia di anni, l’umanità potrebbe essere in grado di sopravvivere intorno a un buco nero senza sfruttare l’energia delle stelle – aggiunge Comisso –. È un problema tecnologico. Se guardiamo alle leggi fisiche note, non c’è nulla che lo impedisca».

Lo studio dal titolo “La riconnessione magnetica come meccanismo per l’estrazione di energia dai buchi neri rotanti” è stato finanziato da Nasa, National science foundation e Fondo nazionale per lo sviluppo scientifico e tecnologico del Cile.

La ricerca di Luca, in un campo complesso, rappresenta un nuovo passo avanti nella fisica e astrofisica, oltre che nella sua brillante carriera. Un giovane – ha 39 anni – che con impegno e dedizione sta tagliando traguardi importanti.

A fine 2019 aveva elaborato una teoria secondo la quale la radiazione emessa dagli elettroni sarebbe alla base del brillamento dei buchi neri e delle stelle di neutroni. Un lavoro realizzato con l’assistente professore di astronomia della Columbia Lorenzo Sironi e pubblicato sull’“Astrophysical journal”.

Nel 2016 aveva spiegato quando e perché si libera grande quantità di energia magnetica in alcuni fenomeni spaziali tra cui le eruzioni solari. —

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