«Lasciati all’oscuro di quanto accaduto»

CAVASSO NUOVO. Se i genitori di Romano Francescon non fossero stati avvertiti dell’incidente in mare costato la vita al 39enne da un conoscente dell’uomo, che ha assistito al recupero del cadavere sulla spiaggia Playita di Las Galeras, comune in provincia di Samanà, non sarebbero ancora a conoscenza della morte del figlio e oggi, giorno del compleanno della madre Ornella, avrebbero provato a contattarlo come di consueto via Skype: alle 14 di ieri, infatti, l’ambasciata di Santo Domingo non sapeva nulla del decesso, sebbene la polizia nazionale avesse dato avvio alle indagini e la stampa del posto avesse lanciato la notizia. Nel quotidiano dominicano “El Caribe” si legge che l’uomo avrebbe riportato una ferita alla testa e varie lesione sul corpo e che le autorità dominicane tenderebbero a escludere la possibilità che la morte sia da ricondurre all’urto contro alcuni scogli, avallando l’ipotesi che l’elica di un’imbarcazione abbia colpito Francescon mentre risaliva dai fondali marini, nel corso di una battuta di pesca in apnea.
«Mercoledì, quando ci è stata annunciata la morte di nostro figlio, per noi è cominciato un calvario – ha detto con un filo di voce Domenico, padre di Romano –. Se non ci avessero avvisato alcuni amici del posto per noi, oggi, Romano sarebbe ancora vivo. E’ incredibile: non sappiamo ancora come sia morto», ha rimarcato, lanciando un accorato appello alle istituzioni italiane affinché lo aiutino a riportare in patria il figlio al più presto. Dopo essere stata contattata da un amico di Maniago, che a sua volta era stato avvertito telefonicamente da un conoscente di Francescon, che non aveva riferimenti dei familiari del 39enne e che aveva assistito al recupero del corpo, effettuato da un gruppo di pescatori dominicani, la famiglia ha chiamato subito l’ambasciata, ma all’interno passato dalla segreteria nessuno rispondeva. Dopo avere insistito più volte, a Domenico è stato comunicato soltanto il numero di telefono di un’impresa di pompe funebri locale. Niente di più.
Giovedì, analoga situazione: altre telefonate all’ambasciata e alla Farnesina, che ha indicato due numeri di telefono, cui nessuno ha risposto. Dal ministero degli Affari esteri è arrivato quindi il suggerimento di inviare una mail al consolato per comunicare l’assenza di notizie: così ha fatto Domenico, ma nemmeno il consolato ha risposto. Giovedì sera la Farnesina ha inviato un messaggio di posta elettronica ai familiari per sapere se avessero avuto notizie, ma la risposta è stata negativa. Ieri, Domenico ha quindi spedito una mail certificata a consolato e Farnesina e alle 14 è stato contattato dall’ambasciata di Santo Domingo, che ha dichiarato di non avere notizie ufficiali sulla morte del 39enne e ha fatto di nuovo presente il numero di un’impresa locale di pompe funebri. Dinanzi a questa situazione tanto assurda quanto incredibile, Domenico si è recato al comando dei carabinieri di Maniago per chiedere un supporto: le forze dell’ordine hanno fatto da tramite tra la famiglia e la Farnesina e si è quindi riusciti a ottenere un risultato. Il comandante provinciale dei carabinieri Pasquale Di Chio ha, infatti, fornito al luogotenente Andrea Quintavalle della compagnia di Spilimbergo i contatti mediante i quali si è arrivati a una svolta.
Una trafila che ha lasciato senza parole i familiari di Romano. «Mio figlio ormai non c’è più, ma spero che questa vicenda possa servire per il futuro, perché in Repubblica Dominicana ci sono tanti italiani che possono avere bisogno di supporto da parte delle istituzioni», ha detto Domenico. Intanto, la famiglia è in attesa degli esiti dell’autopsia effettuata sul corpo del 39enne. Per riscontri ufficiali, le istituzioni attendono anche i risultati dell’inchiesta della polizia dominicana.
Giulia Sacchi
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