L'appello di una mamma: "Non togliete da quell’albero la foto e i fiori di mio figlio morto"

UDINE. «Per favore non rubatemi i fiori e la foto in ricordo di mio figlio, quest’albero è l’unico posto dove posso piangerlo e ricordarlo».
É un appello quasi disperato quello che Dorina Pavlovic ha deciso di rivolgere a chi, per la quarta volta, l’ha privata degli oggetti davanti ai quali, quasi ogni giorno, si reca per dedicare un pensiero al suo Ivan, ucciso in un incidente stradale a soli 19 anni mentre tornava a casa in moto il 30 ottobre 2012. Un giorno che Dorina non potrà mai dimenticare.
«Il dolore di una madre che perde un figlio è inspiegabile - racconta il legale Ilaria Martinis - e non trovare più la foto e i fiori sistemati sull’albero di viale Trieste per ricordare Ivan, le fanno rivivere quel dolore e quella tragedia».
La donna si è recata dai carabinieri e anche dal sindaco. «Le hanno suggerito di scrivere un biglietto da lasciare accanto ai fiori - continua la Martinis - e così farà nella speranza che questi furti non si ripetano. Ivan è stato seppellito in Serbia nel cimitero di famiglia, ma la madre vive a Udine e si reca in viale Trieste perché è quello l’unico posto dove può andare per ricordare il figlio. È il luogo in cui l’ha perso e lì vuole piangerlo. Le strade del Friuli purtroppo sono piene di fiori e foto per ricordare tragedie e persone che non ci sono più. Non togliere quei fiori significa rispettare le vittime della strada e il dolore di chi è rimasto».
Quel giorno Ivan Pavlovic stava tornando a casa dopo consegnato le pizze come fattorino per un locale di via Cividale dove lavorava per dare il suo contributo a far quadrare il bilancio di casa. Erano circa le 23.20 quando un vecchio furgone marca Volkswagen si è immesso da via Parini in viale XXIII marzo senza osservare lo stop e urtando il giovane che proveniva da viale Trieste.
Al volante del furgone c’era l’udinese Dario Paschini, un insegnante in pensione che abita poco distante e che quella sera era andato a vedere una partita al bar.
Paschini è sceso dal furgone ma poi, vedendo che i soccorsi erano già stati chiamati, si è allontanato non ritenendo di essere stato coinvolto nell’incidente. Per questo motivo è stato condannato per omicidio colposo e mancato soccorso a 2 anni e 4 mesi. Una sentenza confermata anche in Appello dove il risarcimento per il fratello più giovane di Ivan è stato aumentato da 65 a 142 mila euro. Gli altri familiari invece hanno fatto una causa civile che non si è ancora conclusa.
Gli avvocati di Paschini si erano poi rivolti alla Cassazione che però ha rigettato il ricorso confermando quindi la condanna a 2 anni e 4 mesi. «La madre di Ivan - precisa l’avvocato Franco Giunchi - ancora non si da pace per quanto accaduto. Nessuna sentenza gli restituirà Ivan, l’unica cosa che chiede è rispetto per il ricordo di suo figlio».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto