L'appello di una mamma: "Non togliete da quell’albero la foto e i fiori di mio figlio morto"

Dopo l’ennesimo furto, lo sfogo della madre di Ivan Pavlovic, lo studente investito a Udine in viale XXIII Marzo. La Cassazione ha confermato la condanna a 2 anni e 4 mesi per il pensionato che l’ha travolto
Udine 03 Novembre 2012in ricordo di ivan Copyright Petrussi fotopress Turco
Udine 03 Novembre 2012in ricordo di ivan Copyright Petrussi fotopress Turco

UDINE. «Per favore non rubatemi i fiori e la foto in ricordo di mio figlio, quest’albero è l’unico posto dove posso piangerlo e ricordarlo».

É un appello quasi disperato quello che Dorina Pavlovic ha deciso di rivolgere a chi, per la quarta volta, l’ha privata degli oggetti davanti ai quali, quasi ogni giorno, si reca per dedicare un pensiero al suo Ivan, ucciso in un incidente stradale a soli 19 anni mentre tornava a casa in moto il 30 ottobre 2012. Un giorno che Dorina non potrà mai dimenticare.

«Il dolore di una madre che perde un figlio è inspiegabile - racconta il legale Ilaria Martinis - e non trovare più la foto e i fiori sistemati sull’albero di viale Trieste per ricordare Ivan, le fanno rivivere quel dolore e quella tragedia».

La donna si è recata dai carabinieri e anche dal sindaco. «Le hanno suggerito di scrivere un biglietto da lasciare accanto ai fiori - continua la Martinis - e così farà nella speranza che questi furti non si ripetano. Ivan è stato seppellito in Serbia nel cimitero di famiglia, ma la madre vive a Udine e si reca in viale Trieste perché è quello l’unico posto dove può andare per ricordare il figlio. È il luogo in cui l’ha perso e lì vuole piangerlo. Le strade del Friuli purtroppo sono piene di fiori e foto per ricordare tragedie e persone che non ci sono più. Non togliere quei fiori significa rispettare le vittime della strada e il dolore di chi è rimasto».

Quel giorno Ivan Pavlovic stava tornando a casa dopo consegnato le pizze come fattorino per un locale di via Cividale dove lavorava per dare il suo contributo a far quadrare il bilancio di casa. Erano circa le 23.20 quando un vecchio furgone marca Volkswagen si è immesso da via Parini in viale XXIII marzo senza osservare lo stop e urtando il giovane che proveniva da viale Trieste.

Al volante del furgone c’era l’udinese Dario Paschini, un insegnante in pensione che abita poco distante e che quella sera era andato a vedere una partita al bar.

Paschini è sceso dal furgone ma poi, vedendo che i soccorsi erano già stati chiamati, si è allontanato non ritenendo di essere stato coinvolto nell’incidente. Per questo motivo è stato condannato per omicidio colposo e mancato soccorso a 2 anni e 4 mesi. Una sentenza confermata anche in Appello dove il risarcimento per il fratello più giovane di Ivan è stato aumentato da 65 a 142 mila euro. Gli altri familiari invece hanno fatto una causa civile che non si è ancora conclusa.

Gli avvocati di Paschini si erano poi rivolti alla Cassazione che però ha rigettato il ricorso confermando quindi la condanna a 2 anni e 4 mesi. «La madre di Ivan - precisa l’avvocato Franco Giunchi - ancora non si da pace per quanto accaduto. Nessuna sentenza gli restituirà Ivan, l’unica cosa che chiede è rispetto per il ricordo di suo figlio».

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