Landini non mette pace in una Fiom spaccata: elezioni interne nel caos

Nel limbo sia la nomina di Marcon che quella di Roccasalva. Trieste e Gorizia sono le aree più critiche verso la dirigenza

UDINE. Momento nero per la Fiom Cgil del Fvg. Borbottante da mesi, la pentola a pressione sembra essere definitivamente esplosa dopo l’elezione rinviata a Udine ufficialmente - a dirlo giorni fa il numero uno della categoria, Maurizio Landini - per mettere insieme una squadra coesa capace di unire i territori della provincia oltre la carta; in verità perché in corso c’è uno scontro per la leadership tra le correnti interne alla categoria. Sia regionale che provinciale.

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Una manifestazione della Cgil

A farne le spese è stato prima il candidato alla segreteria Fvg Maurizio Marcon, che per due volte ha mancato l’elezione di un pugno di voti. Poi l’uscente Gianpaolo Roccasalva, l’uomo di Landini in Friuli Venezia Giulia, candidato unico - e per certi versi naturale - alla segreteria provinciale, a governare cioè il territorio unificato Udine-Alto Friuli del quale, da carnico, è stato tra i principali detrattori (e per questo oggi malvisto) riuscendo con i denti a tenere aperta la sede di Gemona.

A dare la stura è stato infine il caso della funzionaria Chiara Lucchetto, che nel 2015 ha percepito doppi emolumenti per un errore dell’azienda di provenienza che, pur in presenza di un distacco sindacale, ha continuato ad elargirle i permessi. Venuta (un caso?) alla ribalta proprio alla vigilia dell’assemblea per l’elezione del segretario a Udine e dello sbarco in città del segretario Landini, la notizia ha dato il colpo di grazia a una categoria già fortemente provata. A sentire Lucchetto, che il segretario uscente di Fiom Udine, Maurizio Balzarini, ha deferito alla commissione di garanzia, si tratterebbe di una strumentalizzazione. Scientifica. Fatta esplodere alla vigilia del voto proprio per scompaginare i già precari equilibri interni alla categoria.

Un fatto è indiscutibile: nonostante la venuta di Landini, Udine resta con un segretario pro tempore. L’elezione alla fine non c’è stata e l’assemblea tornerà al voto il 9 febbraio, con il rischio di un voto fotocopia a quello regionale. Al momento Roccasalva non vanta infatti la maggioranza necessaria all’elezione (viceversa l’assemblea avrebbe votato lunedì), nemmeno però un’alternativa. Balzarini è giunto in coda al mandato e delfini al suo fianco non se ne vedono. Passando da Udine al livello regionale il cielo resta nuvoloso. Marcon, che le tute blu legano indissolubilmente all’asse Roccasalva-Landini, ha mancato di un soffio l’investitura per ben due volte. La terza potrebbe essergli (sindacalmente parlando) fatale. E dunque si procede con tutte le cautele del caso. Meglio: non si procede. Se ne riparlerà. Come del resto a Trieste. Altra provincia, altra corrente, altri problemi. L’area giuliana è quella più critica nei confronti del riavvicinamento tra Landini e Camusso, celebrato con i referendum e il via libera all’accordo sul contratto dei metalmeccanici che ha spinto il segretario di Trieste, Sasha Colautti, a dare le dimissioni. Una piattaforma che nell’area giuliana è stata pesantemente contestata, fino ad arrivare all’addio dimostrativo di Colautti, che lunedì, mentre Fiom Udine lavava i panni sporchi in casa, ha atteso per ore un confronto con Landini al quale poi ha manifestato la disponibilità a ricandidarsi dettandone le condizioni: riprendere in mano il contratto Federmeccanica per migliorarlo. Sul caso Lucchetto, Colautti soprassiede, al contrario dei colleghi goriziani che in una nota hanno preso apertamente (e polemicamente) le distanze. Un altro strappo da ricucire per la Fiom che in Fvg attraversa uno dei suoi momenti più neri nonostante Landini, a precisa domanda, lunedì abbia smentito: sia le difficoltà attraversate dalla categoria che la doppia paga della sindacalista. Ogni problema in seno alla Fiom, a sentir lui, sarebbe riconducibile al normale confronto democratico e alla volontà di mettere insieme un gruppo dirigente capace di imprimere un nuovo passo. Una svolta. Quanto alla sindacalista, Landini è stato chiaro: nessuna doppia paga e massima fiducia a Chiara. Parole pronunciate dinanzi ai giornalisti in presenza di Roccasalva, mentre qualche stanza più in là Balzarini e i leader provinciale e regionale di Cgil, Natalino Giacomini e Villiam Pezzetta, confermavano invece alla stampa il caso della doppia paga e della mancata comunicazione al sindacato.

Possibile che all’interno della stessa famiglia si possa dire tutto e il contrario di tutto? Pare di sì. Sulla base di queste posizioni, più opposte che lontane, la sintesi è distante e la questione diventa tutta politica. Ben oltre il caso di Chiara Lucchetto, che dopo essersi difesa ha visto scendere in campo i genitori con una lunga lettera mandata alla stampa. «Per un errore non suo, tra l’altro segnalato a chi l’ha fatto, ma per lentezze burocratiche non ancora risolte, è stato montato un caso a orologeria» scrive la famiglia della sindacalista. «Ci domandiamo come una persona onesta, dedita al proprio lavoro con impegno e serietà, indifesa, potrà essere risarcita del grande torto subito». (m.d.c.)

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