L'andamento dei contagi nelle case di riposo: come si sono spenti i cluster in Friuli - La mappa interattiva

UDINE. Sbiadite dal sole e dalla pioggia incessante di un giugno dispettoso, le lenzuola iridescenti che ci garantivano che sarebbe andato tutto bene resistono ancora appese a tante finestre, ringhiere, porte. Raccontare oggi che in fondo proprio tutto è andato bene, sarebbe profondamente irrispettoso nei confronti di chi - nell’emergenza pandemica di questi mesi - ha perso un genitore, un nonno, un amico, per colpa di quel maledetto virus. O nei confronti di chi, semplicemente, per settimane intere non ha potuto incontrare i propri cari, con l’assenza che inevitabilmente ha finito con l’ampliare ansie e paure.

Le case di riposo, anche in Friuli, sono state il fronte scoperto di una guerra vissuta in trincea e, tutto sommato alla prova dei fatti, vinta dal sistema sanitario regionale. Tra Udine e Pordenone sono morti complessivamente 71 ospiti delle strutture residenziali per anziani.

L’incidenza è limitata, se la misura d’analisi è quella del numero di strutture interessate dai decessi: sono “solo” sei su un totale di 82 sparpagliate sul territorio delle due province. Se qualcosa non ha funzionato lo diranno le inchieste aperte dalle Procure di Pordenone e Udine: il dato di partenza, fatto filtrare dagli ambienti sanitari che hanno analizzato le statistiche dell’impatto del Covid-19 negli ospizi, è che la percentuale di mortalità nelle strutture nel primo anno dall’accoglienza è cresciuto dal 30 al 50 per cento nelle settimane cruciali dell’emergenza coronavirus.

 

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