L’amarezza di Maschio: critiche inaspettate per le statue in piazza
Lo scultore e autore delle opere in Giardin Grande ribatte: "Veniamo dalla terra e dal legno, dobbiamo esserne orgogliosi"

Udine 27 maggio 2017. statue maschio Copright Petrussi Foto Press Turco Massiimo
Tutte quelle critiche proprio non se le aspettava. Perché nelle sue opere lo scultore di Majano, Franco Maschio ha voluto rappresentare il Friuli. «Una terra in movimento, ma orgogliosa della propria storia: noi friulani siamo “marangons” (falegnami in marilenghe, ndr) , veniamo dalla terra e dal legno basta pensare a Snaidero, Gervasoni, Fantoni o al triangolo della sedie di Manzano, eccellenze che abbiamo esportato in tutto il mondo. Rino Snaidero, che considero il più bravo marangon, mi ha insegnato a credere in me stesso.
Al principato di Monaco ho avuto la fortuna di vincere un concorso per realizzare la fontana universale dei diritti del bambino: la mia opera è stata scelta tra 1.200 partecipanti. Non dobbiamo essere sotans, perché deve venire gente da fuori a fare cose che sappiamo fare benissimo da soli? Dobbiamo imparare a sorridere di più e ad avere più considerazione di noi stessi».
Ecco perché le polemiche e gli attacchi seguiti all’inaugurazione dello otto sculture che da venerdì abbelliscono il parcheggio interrato di piazza Primo maggio lo hanno particolarmente amareggiato: «Vorrei che tutte le persone che hanno sparato a zero sul mio lavoro venissero a trovarmi nel laboratorio, ho fatto tutto a mano con scalpello e motosega. Non era possibile utilizzare la pietra e il legno per il peso elevato. Nel bando c’erano dei limiti precisi e così ho utilizzato una resina». Che però, vista da lontano sembra legno. «A seconda della vernice si poteva fare in finta pietra o in finto legno», precisa l’artista. La scelta della colorazione da dare alle statue è stata successiva alla vittoria del bando e ha coinvolto anche la Soprintendenza. «A me comunque piace - precisa Maschio - perché il legno è un materiale che va a scaldare. Lì ci sono già le macchine e il vetro dell’ascensore. Qualcuno obietta che così sembra un paese del Trentino, ma per me è un complimento. Tornerei a fare tutto così».
A dare il benvenuto al parcheggio c’è una hostess con un look moderno che rappresenta la donna friulana di oggi, dedita al lavoro e alla fatica, accogliente padrona di casa legata con orgoglio al proprio territorio, come testimonia l’indice della mano destra puntato verso uno dei luoghi simbolo di Udine, l’angelo del castello.
Poi ci sono gli innamorati, «a restituire il senso degli incontri che avvengono nelle città, la bambina con il monopattino per richiamare il concetto di viabilità sostenibile, un ragazzo in skateboard per dare il senso di velocità del mondo, giovani per il futuro e nonni custodi della memoria, ma ancora figure chiave nella società. E, infine - spiega Maschio - gli operai, instancabili protagonisti della storia del Friuli».
Ha voluto rappresentare la gente della sua terra Franco Maschio, l'indice della hostess rivolto verso l'angelo del Castello «richiama la canzone popolare friulana “Oh ce biel cjscjel a Udin” (Oh che bel castello a Udine, ndr) e la frase “A bussâ fantatis bielis no l'è un frêgul di pecjât” (a baciare le belle ragazze non c'è un minimo di peccato, ndr)». La resina naturale utilizzata è inoltre resistente agli urti e agli agenti atmosferici.
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