Laguna, tutti i finanziamenti al setaccio di Gdf e Corte dei conti

MARANO. Finora ci si era in qualche modo “accontentati” di raccogliere tutta la documentazione, disponibile e non, per arrivare a una quantificazione quanto più precisa possibile del flusso di finanziamenti drenati dallo Stato e dalla Regione nelle casse del Commissario delegato in dieci anni di gestione straordinaria di quella che, da Trieste a Roma, era stata fatta passare per un’emergenza ambientale.
Un lavoro certosino, beninteso, condotto dai carabinieri del Noe e dalla Guardia di Finanza a suon di accertamenti e acquisizioni tra il Friuli Vg e gli uffici ministeriali. Ma ora che la Procura, forte dei pareri dei massimi organi di monitoraggio sanitario e ambientale, ha accertato l’assenza di inquinamento e, quindi, di pericolo per la salute pubblica nella laguna di Marano e Grado, per gli investigatori scatta la fase due. Quella finalizzata a precisare l’origine e la fine di ogni singolo euro.
A fare le pulci e le contropulci, insomma, agli oltre cento milioni di euro assegnati alla struttura commissariale, per realizzare una bonifica non soltanto mai realizzata, ma risultata addirittura inutile. A occuparsene saranno ancora una volta le Fiamme gialle. Ma ad attivarsi, da questo momento in poi, sarà anche la Procura della Corte dei conti regionale.
Il vertice in Procura. Il punto sull’inchiesta e, soprattutto, l’ulteriore approfondimento delegato ai finanzieri in vista della chiusura delle indagini preliminari sono stati al centro della lunga riunione tenuta, lunedì, tra il pm Viviana Del Tedesco, il comandante provinciale della Guardia di finanza di Udine, colonnello Stefano Commentucci, e il comandante del Nucleo di Polizia tributaria, tenente colonnello Salvatore Salvo.
Acclarata ormai l’assenza dei presupposti giuridici per l’erogazione dei finanziamenti, l’attenzione si concentrerà adesso sulle singole poste di denaro e sulle eventuali responsabilità di chi lo concesse, chi lo ottenne e chi lo utilizzò. Oltre che, naturalmente, sull’esatta quantificazione delle somme stanziate e sul modo in cui furono effettivamente impiegate.
A caccia di sprechi. Operazione tutt’altro che facile, visto che la gestione dei fondi e dell’intera struttura commissariale avvenne con procedura di emergenza, ossia in deroga agli obblighi di rendicontazione imposti in regime ordinario. Da qui, la «frammentaria e lacunosa tenuta della contabilità speciale» indicata dal pm nell’invito a comparire notificato in luglio ai 14 indagati ed evidenziata già dall’Ispettorato generale del ministero dell’Economia e delle Finanze nell’ispezione del 2007.
L’obiettivo, insomma, è di passare in rassegna ogni singolo documento finito nei faldoni del procedimento: dai costi per il piano di caratterizzazione del Sin e per le opere di dragaggio, ai rimborsi del personale tecnico e amministrativo e dei professionisti esterni via via incaricati. Tutto pagato con iniezioni di denaro pubblico, compresi i 40 milioni di mutuo acceso dalla Regione nel 2008, quando, cessate le erogazioni dirette al Commissario, fu Trieste ad anticipare le quote per le spese di progettazione e realizzazione degli interventi.
Le carte alla Corte dei conti. La sua discesa in campo era stata annunciata già a fine luglio. Ma da allora il procuratore della Corte dei conti del Fvg, Maurizio Zappatori, era rimasto alla finestra, in attesa dell’esito dell’inchiesta penale. Ora, a chiamare in causa la magistratura contabile sono proprio la Procura di Udine e i vertici friulani della Gdf.
Lo hanno fatto al termine dell’incontro, con una nota ufficiale, in cui si chiede l’avvio delle verifiche dei primissimi atti di fascicolo che saranno inviati a breve agli uffici di viale Miramare. L’iniziativa, va da sè, punta a raddoppiare il fronte d’indagine, ipotizzando accanto ai reati di peculato e truffa, quello “speculare” del danno erariale. E, quindi, della colpa grave di coloro che - in qualità di dipendenti pubblici, ma anche di soggetti privati - avrebbero realizzato o comunque permesso l’«immane sperpero di denaro pubblico» ipotizzato dal pm.
Riproduzione riservata © Messaggero Veneto