L’addio tra lacrime e ricordi in 500 salutano Riccardo

Commozione al funerale del ventiseienne che ha perso la vita in autostrada Gli amici: un ragazzo buono, generoso che pensava sempre agli altri
Udine 27 Ottobre 2018. Funerale Chiesa di San Domenico. © Foto Petrussi
Udine 27 Ottobre 2018. Funerale Chiesa di San Domenico. © Foto Petrussi



Un amico vero. Una persona buona e generosa, che pensava agli altri prima che a sé, che viveva per i suoi fratelli e che, con quella risata chiassosa, sapeva mettere di buon umore chiunque. È il ritratto, dipinto tra le lacrime da amici e parenti, di Riccardo Zancani, il 26enne che ha perso la vita martedì sul tratto di A4 tra gli svincoli di Villesse e Palmanova. Ieri mattina oltre 500 persone si sono presentate nella chiesa di San Domenico per dargli l’ultimo saluto. Don Francesco Saccavini ha cominciato definendo il momento come «l’esame più difficile che sosteniamo nella vita», per poi descrivere il giovane. In prima fila, il fratello di Riccardo, Alessandro, e la sorella, Beatrice, sorreggono mamma Irene, distrutta dal dolore. Papà Roberto è una roccia che, lo si intuisce, ha un animo che si sta sfaldando. Ci sono anche la nonna, i fratellini Federico e Massimo e tutti i parenti.

«Nel tempo degli “io” autoreferenziali, Riccardo era un ragazzo che pensava al noi, alla sua famiglia, ai suoi fratelli – afferma il parroco –. Viveva con curiosità, come antidoto all’ignoranza, ed era il leader che sente e annusa, non ingombrante, incapace di fare il forte con i deboli e il debole con i forti». Non solo. Riccardo «non portava maschere, rappresentava l’autenticità di cui abbiamo bisogno» e «si dava agli altri, anche tramite il dono del sangue».

Nessuno, dentro la chiesa, riesce a capacitarsi di una fine così. Le lacrime non smettono di scorrere sui visi degli ex compagni di classe, degli amici più stretti, di chi aveva fatto un pezzettino di vita con lui. La cugina Gaia lo saluta con le parole di Sant’Agostino, «perché Riccardo non era solo appassionato di storia, ma anche di filosofia». La voce trema: «La morte non è niente. Sono solamente passato dall’altra parte: è come fossi nascosto nella stanza accanto. Io sono sempre io e tu sei sempre tu. Quello che eravamo prima l’uno per l’altro lo siamo ancora. Chiamami con il nome che mi hai sempre dato.... Non cambiare tono di voce. Continua a ridere di quello che ci faceva ridere, di quelle piccole cose che tanto ci piacevano quando eravamo insieme».

Poi è la volta di alcuni amici. Il primo a prendere la parola è Francesco, 13 anni di amicizia con Riccardo. «Eri la persona più buona che ho conosciuto nella mia vita, con quella risata chiassosa. Ridere era la cosa che ti riusciva meglio – dice provando a trattenere la commozione –. Eravamo orgogliosi di te per quel colloquio di lavoro, ci avevi detto che era andata abbastanza bene… Mercoledì sera, a cena, ero arrabbiato. La tua sedia era vuota. Mi dicevo “perché non arriva? ”. Poi la realtà ha preso il posto della rabbia. L’unica cosa che si può fare è vivere anche per te, sappiamo che ci sarai sempre».

Gli aneddoti di Yuri sono infiniti. «Dalle mattinate al pc alle giornate passate a cercare quel fumetto di Naruto, dalle cantate in auto alle partite della Juventus, la tua squadra dei cuore. La nostra era un’amicizia speciale – ricorda –. Tu sei stato l’amico capace di rimettermi in piedi in uno dei momenti peggiori: non ti ho mai ringraziato abbastanza. Ora cantare in macchina non sarà più lo stesso». Gli interventi si susseguono e danno i brividi: tutto l’amore che ha dato agli altri Riccardo, ieri, ha raggiunto, forte e chiaro, anche la sua famiglia. —



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