L’addio a Stefano Cicuta Il ricordo della nipote: era un uomo generoso

FAEDIS

«È stata una vita davvero piena, quella dello zio. Chi lo conosceva e lo frequentava sentirà il vuoto della sua assenza perché lui, con il carattere esuberante e i modi che lo contraddistinguevano, riempiva ogni spazio». Parla Gessica, una nipote di Stefano Cicuta, il 54enne che nel tardo pomeriggio di giovedì è stato trovato morto al volante della sua auto, uscita di strada e finita nella scarpata lungo la strada che da Faedis sale verso Canebola.

Era là che l’uomo si stava dirigendo, per trascorrere la notte a casa della sorella, della quale era ospite ormai da tempo: nessuno, però, si è preoccupato non vedendolo rientrare. «Non sarebbe stata la prima volta», testimonia la nipote, cui il giorno successivo è purtroppo toccata la terribile scoperta. «Quello che ci ha allarmato – racconta – è stato invece il fatto che non rispondesse al telefono. Dopo vari tentativi a vuoto abbiamo deciso di andare a cercarlo». Non è servito fare molta strada per rendersi conto di quanto era accaduto. Dopo aver vissuto a Magredis di Povoletto, il 54enne – che lascia un figlio, due sorelle e tanti affezionati nipoti – si era trasferito a San Giovanni al Natisone, per spostarsi infine in comune di Faedis. Lavorava in proprio, dedicandosi a vari tipi di attività nel campo dell’edilizia – pitture, opere in cartongesso, ristrutturazioni –, grazie alle sue abilità manuali. «Era di compagnia – ricorda Gessica –, estremamente socievole: era sempre lui l’anima della festa. Ed era buono come il pane: non gli ho mai sentito dire di no a una richiesta di aiuto o di consiglio. Dava immancabilmente una mano a chi ne aveva necessità, per lui era naturale prodigarsi per gli altri». —

L. A.

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