L’addio a don Marco parroco “consigliere”

San Daniele: duomo gremito per i funerali del sacerdote L’arcivescovo Mazzocato: «Era un uomo saggio e libero»

SAN DANIELE. Il duomo dedicato a San Michele Arcangelo a fatica è riuscito a contenere le persone che ieri mattina hanno preso parte alle esequie di don Marco Del Fabro, il parroco di San Daniele scomparso a 77 anni giovedì all’ospedale cittadino. A salutare per l’ultima volta don Marco tanti parroci, il vescovo emerito Pietro Brollo, molti amministratori locali: oltre che della cittadina collinare infatti dal 2013 don Marco era parroco anche di San Giacomo, San Pietro e Muris di Ragogna, di Dignano, Vidulis e Bonzicco, nonché di Cisterna, Coseano e Carpacco. A celebrare l’omelia l’arcivescovo Andrea Bruno Mazzocato che ha scelto per la messa a suffragio dell’amato parroco la parabola del servo fedele dal Vangelo secondo Luca.

«L’ho scelta – ha spiegato l’arcivescovo – perché l’ho sentita come il ritratto spirituale di don Marco. Fin dal mio arrivo ho percepito che nel suo animo era radicato il sentimento evangelico di essere a servizio di Dio e dei fratelli, servo fedele e coscienzioso spoglio di qualunque bisogno di affermazione di sé o di avere riconoscimenti pubblici. E così ha speso i suoi giorni consumando tutto anche le ultime energie per le comunità cristiane. Più volte aveva espresso il desiderio – ha ricordato Mazzocato – di morire da parroco». L’arcivescovo Mazzocato ha poi voluto esprimere riconoscenza nei confronti del parroco originario di Adorgnano di Tricesimo che, ha detto, «lascia un grande vuoto. Sento il dovere di dire grazie a don Marco per essere stato un punto di riferimento. Sempre saggio e libero sui consigli che gli chiedevo, fraterno nell’accogliere i fratelli che gli raccomandavo, generoso nel prendere nuove parrocchie. Don Marco aveva maturato grazie alla preghiera e allo studio il dono del discernimento per questo è stato consigliere di tanti sacerdoti». Ma consigliere don Marco lo è stato soprattutto per i suoi parrocchiani che ieri a stento riuscivano a guardare lo scranno sul quale solitamente sedeva senza commuoversi. E al termine dell’omelia numerosi sono stati i messaggi rivolti a don Marco: quello di uno dei nipoti, ma anche quello del sindaco Paolo Menis che ha parlato a nome di tutti i primi cittadini intervenuti. A fatica Menis è riuscito a concludere il proprio discorso con la voce rotta dall’emozione. Sul pulpito anche un rappresentante del Gruppo famiglie e uno dei Consigli pastorali e foraniali di tutti gli ambiti: quest’ultimo si è interrogato sul futuro, sull’importanza di proseguire, nonostante lo smarrimento causato dal dolore per la grande perdita, sulla strada tracciata da don Marco, «accogliendo l’invito – ha detto il rappresentante – ad andare dove vive l’uomo».

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