La tragedia di Spilimbergo: le ha sparato alle spalle, poi il colpo di grazia

L’autopsia fa luce sul dramma vissuto da Michela. Mortale già la prima ferita. Quella simpatia con un amico nata alle nozze a cui Manuel non fu invitato

SPILIMBERGO. Prima le ha sparato alle spalle, poi le ha voluto dare il colpo di grazia, quando lei era già a terra, esanime, sul pavimento. Così è morta Michela Baldo, secondo la ricostruzione degli investigatori e l’autopsia, effettuata ieri mattina dal medico legale Giovanni Del Ben.

Con il cuscino del divano in una mano e la pistola nell’altra, Manuel Venier ha atteso la sua ex fidanzata nascosto al buio, nel corridoio che porta alla zona notte, a sinistra dell’ingresso della cucina.

Michela Baldo ha notato il sacchetto con gli effetti personali di lui fuori dalla porta di casa: era ancora lì, sul terrazzo, dove lei lo aveva lasciato.

Evidentemente Manuel non è passato a ritirarlo. Ha scacciato un brutto pensiero, ormai era proiettata verso una nuova vita, senza di lui. La giovane non poteva sospettare che, invece, Manuel fosse lì, a pochi metri di distanza. Non lo ha scorto nemmeno.

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Ha acceso la luce in salotto, girato la chiave nella toppa, si è diretta verso la cucina. Qui, però, la lampadina non funzionava: lui l’aveva svitata.

Michela ha fatto in tempo ad appoggiare la borsa della spesa alimentare sul tavolo della cucina quando è stata colpita la prima volta alle spalle.

Il proiettile l’ha trapassata da parte a parte, causando un’emorragia immediatamente mortale.

L’agonia dura appena un minuto. Le hanno ceduto le gambe di schianto, si è afflosciata sul pavimento supina, con il capo rivolto al battiscopa della cucina.

Gli occhi sono rimasti spalancati in una vitrea fissità, ma non hanno visto l’assassino.

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Manuel, preso dall’agitazione forse per il rumore della deflagrazione, ha scaricato tre proiettili inesplosi sul pavimento, poi, in piedi, le ha sparato dall’alto al torace di Michela una seconda volta. Ha voluto darle il colpo di grazia, non sapendo, però, che lei era già morta. Poi si è accovacciato sul pavimento, sulle ginocchia.

Ha inviato il messaggio di commiato al gruppo “Addio” su Whatsapp, in cui ha chiesto perdono per il suo gesto. «Michela non c’entra niente, piuttosto, se avete bisogno di un capro espiatorio, prendete me».

Poi ha rivolto la Glock calibro 40 millimetri Smith &Wesson contro la tempia destra e ha premuto il grilletto. È morto sul colpo, accasciandosi sul fianco sinistro, accanto a Michela, il volto rivolto verso quello di lei. «M&M, per sempre», come avevano scritto sul mobile nero di fronte a loro.

Un omicidio pianificato con la precisione di un sicario nell’arco di poche ore: quelle che vanno dal viaggio di ritorno da Travesio (dove aveva trascorso il pomeriggio a casa della cugina di lei) e le 19.50, quando ha chiamato la madre Alda Flumignan per dire che non si fermerà per cena.

A Travesio aveva appreso dalla cugina che Michela non voleva incontrarlo. Ogni speranza di ricucire gli era morta nel cuore. Il mondo gli era caduto addosso già il 29 maggio, quando lui non era stato invitato alle nozze della migliore amica di Michela, nonostante vivessero ancora insieme.

Proprio a quel matrimonio la giovane aveva conosciuto un altro ragazzo, per il quale stava nascendo una simpatia. Si erano poi rivisti, in amicizia. Non si sa ancora se Manuel lo abbia scoperto guardando i messaggi sul cellulare di Michela o da conoscenti in comune.

Su questo punto proseguono gli accertamenti degli inquirenti. Piena di gioia di vivere, Michela era pronta ad accogliere le promesse del futuro. Manuel, invece, prigioniero del passato, non ha voluto lasciarla andare per la sua strada. Non senza di lui.

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