La stretta austriaca sull'immigrazione è un bluff politico

Controlli inesistenti sia al confine di Coccau sia in Carinzia. Gli unici militari in zona sono quelli italiani di Strade Sicure

INVIATO A TARVISIO. Non serve scomodare José Mourinho e la sua celebre conferenza stampa sulla «prostituzione intellettuale» per capire come la tanto sbandierata (da Vienna) stretta austriaca sui migranti vesta, almeno in Carinzia e nel Tarvisiano, i panni amari del bluff politico. Basta attraversare la frontiera di Coccau e procedere ad Arnoldstein e a Villaco, infatti, per capire come gli strali di una parte del Governo austriaco riguardino, essenzialmente, il Brennero e, soprattutto, siano parte integrante, e a pieno titolo, dei connotati di quella campagna elettorale che infuria oltre confine dopo la fine della große koalition tra socialdemocratici e popolari che porterà il Paese, anticipatamente, alle urne il 15 ottobre.

L’Austria invia 70 soldati al confine con l’Italia per i controlli sui migranti
epa04930278 Austrian police directs refugees waiting for busses at a reception camp at the Austrian-Hungarian border in Nickelsdorf, Austria, 14 September 2015. Austria's army will be deployed at the border with Hungary to assist police, Austrian Chancellor Werner Faymann said, while making clear that Austria will continue to let in refugees. EPA/HERBERT P. OCZERET

Perché anche in Austria, esattamente come sta già succedendo da tempo in Italia, i profughi si sono trasformati in un tema centrale – se non ormai addirittura “il” tema – per conquistare il voto popolare. E mostrare i muscoli, per la verità a parole più che con misure concrete, serve, volgarmente, a cavalcare l’onda dell’emotività e a provare a spostare fette di consenso.

Tarvisio e i turisti

L’emergenza degli scorsi anni, in Valcanale, è un lontano ricordo. L’unica invasione cui si assiste, in questi giorni, a Tarvisio è quella dei turisti oppure degli stranieri – tanti austriaci, parecchi tedeschi, ma pure russi – che tornano a casa e che si incolonnano, in coda, tra Pontebba e la barriera di Ugovizza lungo l’autostrada. La città si culla nell’onda lunga di Ferragosto e del successo riscosso dall’Alpenfest che ha chiuso i battenti martedì. Ci sono famiglie che passeggiano in centro oppure salgono sul Lussari e gli amanti delle due ruote che si godono i percorsi ciclabili che portano fino in Austria. Ma di migranti nemmeno l’ombra.



Confine e stazione

Normale, si dirà, perché, evidentemente, gli austriaci e gli italiani bloccano i migranti direttamente al confine. Peccato che l’annunciato giro di vite sui controlli annunciato da Vienna sia rimasto fermo alle pagine dei giornali e non si veda né a Coccau né al confine attraversando l’autostrada.

Perché sarà anche vero che mercoledì le forze dell’ordine austriache hanno avviato una serie di verifiche su camion e furgoni in tre punti – nelle vicinanze del valico di Thörl-Maglern, nell’area di Kellerberg lungo l’autostrada che porta a Salisburgo e in quella di Haimburg in direzione di Graz –, ma la mossa è sembrata davvero un’operazione a spot. Ieri a Coccau non c’era nessun poliziotto austriaco, nemmeno in lontananza: deserto il “vecchio” posto di frontiera adibito al controllo documenti, mai utilizzato il tendone allestito mesi fa e da attivarsi in caso di afflussi di massa, così come completamente priva di forze dell’ordine tutta la strada che attraverso Arnoldstein porta a Villaco.

L’unico uomo con la mimetica che si è visto girare attorno al confine in direzione italiana era un signore anziano, sulla settantina, vestito dalla testa ai piedi come un soldato, ma, onestamente, pare difficile considerarlo come l’avanguardia di una massiccia presenza militare austriaca al confine. Discorso pressoché identico, poi, alla stazione di Tarvisio Boscoverde dove in passato si contavano decine di arrivi quotidiani di profughi dall’Austria. Nello scalo si contavano parecchie automobili parcheggiate da chi ha deciso di viaggiare in treno verso altre destinazioni – italiane o straniere che siano –, ma di richiedenti asilo attorno ai binari ne restava soltanto il ricordo.



Militari e pattuglie miste

In realtà una presenza militare, attorno al confine, si è vista, ma è rigorosamente made in Italy. Parliamo, infatti, della quarantina di uomini dell’esercito che, più o meno un anno fa, venne distaccata dall’operazione Strade Sicure, assegnata alle operazioni del Tarvisiano e cui si è unito, in seguito, un gruppetto di 15 uomini del reparto mobile di Padova. Sono sempre di stanza in Fvg e, in combinato con le forze dell’ordine, controllano il territorio. Come è sempre attivo – e pare funzionare a dovere stando ai numeri – il meccanismo delle pattuglie miste sia in territorio italiano che, particolare non banale, in quello austriaco.

Il protocollo firmato da Questura di Udine e corrispondente carinziano, infatti, permette agli uomini della polizia italiana di salire sui treni diretti nel nostro Paese a Klagenfurt, verificare assieme ai colleghi austriaci la situazione e fare scendere gli eventuali richiedenti asilo rintracciati sul convoglio alla fermata di Villaco, quindi prima del loro ingresso sul territorio nazionale.

Rintracci minimi

Non si può certo dire che dall’Austria non arrivi proprio più nessuno – perché in un’area di confine ampia come quella di Tarvisio si possono monitorare statali, autostrade e treni, ma alla rete di controlli qualcuno può sempre sfuggire, magari utilizzando i passeur oppure le stradine secondarie – anche se i numeri non sono neanche lontanamente paragonabili ai momenti più acuti della crisi migratoria.

«Siamo nell’ordine delle unità – conferma il questore Carlo Cracovia – e nella maggior parte dei casi, ormai, i rintracci riguardano cosiddetti “dublinanti”, cioè persone che hanno presentato la richiesta di asilo in Germania per cui, una volta completato l’iter procedurale previsto dagli accordi internazionali, devono essere presi in carico da Berlino».

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