La “rivoluzione” del liceo Grigoletti: bagni unisex e carriera alias

I servizi igienici del primo piano saranno aperti a tutti gli studenti, senza distinzione. Uno studente richiede di abbracciare la carriera alias, la dirigente dice di sì

La dirigente scolastica del Grigoletti di Pordenone, Ornella Varin
La dirigente scolastica del Grigoletti di Pordenone, Ornella Varin

PORDENONE. Da mercoledì 12 aprile i bagni del primo piano del liceo Grigoletti di Pordenone saranno aperti a tutti gli studenti, senza distinzione di sesso. Quelli del piano terra e del secondo piano saranno invece utilizzabili in modo tradizionale.

Inoltre l'istituto ha introdotto la possibilità della carriera alias, vale a dire l'utilizzo di un nome, sul registro, diverso da quello assegnato all'anagrafe e scelto al di là di ogni eventuale discriminazione percepita.

La decisione è stata presa dalla dirigente Ornella Varin dopo la richiesta di uno degli studenti dell'istituto di abbracciare la carriera alias.

I dubbi della politica. “L’argomento è talmente delicato che non concede di smarcarsi e muoversi in ordine sparso”. Con queste parole è riassumibile la posizione del confermato consigliere regionale Alessandro Basso sulla vicenda relativa al liceo Grigoletti. “Ci troviamo di fronte a una tematica talmente delicata che non è possibile agire singolarmente” le parole dell’esponente di Fratelli d’Italia.

Effettivamente il vespaio anticipato dalla dirigente scolastica Varin si è già alzato e anche Basso, anch’egli già dirigente scolastico, intende dire la sua. “Non è possibile entrare a gamba tesa su dispute di questo genere, è necessario rispettare le direttive generali ed evitare il caos. Sperimentazioni simili – prosegue Basso, rappresentante tra l’altro di Fratelli d’Italia fin dalla prima ora – sono molto pericolose e possono ingenerare problematiche di svariati tipi. Personalmente non condivido questa scelta e invito la collega a fermarsi e riflettere; spesso un passo indietro è indice di saggezza”.

Il suggerimento, quindi, è chiaro; sospendere il disegno “anche perché – conclude Basso – in processi simili devono essere coinvolti tutti gli attori: dalle direzioni ai genitori e agli studenti tutti, nessuno escluso. È altresì vero che non possono ogni singolo caso e ogni richiesta creare un precedente, si andrebbe tutti per direzioni diverse e la scuola andrebbe incontro allo sfascio. Non ne ravviso, oltretutto, la necessità a titolo personale per ragioni ideologiche e di buon senso”.

In merito a bagni unisex e carriera “alias”, in sperimentazione al liceo scientifico Grigoletti di Pordenone, il coordinatore di Fratelli d’Italia Pordenone Emanuele Loperfido dichiara: “La scuola è da sempre e per sua natura un laboratorio, il fulcro del nostro futuro. Novità su temi delicati come il genere non possono non seguire un indirizzo nazionale - in questo caso del Ministro dell’Istruzione, che va assolutamente reso partecipe di tali iniziative - oltre all’attivazione di una discussione e di un confronto che coinvolga tutti gli studenti e famiglie.

Mi domando, poi, come un nome sul registro scolastico - pur associato a quello reale - possa differire da quello dell’Anagrafe. Il rischio di un cortocircuito generale è dietro l’angolo. Ogni libertà va valutata e poi regolamentata a livello nazionale per garantire uniformità e reale parità di diritti”. Secondo l’onorevole, che ha informato del “caso” - pur non il primo in Italia negli ultimi anni - il sottosegretario al Ministero dell’istruzione Paola Frassinetti, in tutti i cambiamenti “ci vogliono equilibrio e analisi delle possibili conseguenze, senza fughe in avanti che pur hanno come obiettivi - certamente condivisibili - la protezione dei soggetti che possano essere discriminati o non sentirsi a proprio agio nell’ambiente scolastico in questo caso.

L’ascolto e la comprensione sono fondamentali su temi così personali, ma bisogna anche valutarne la reale efficacia e le possibili conseguenze sul collettivo. Non credo, pertanto, che quello sperimentato adesso a Pordenone e prima in altre realtà sia il modus operandi giusto per prevenire e contrastare la discriminazione di genere”.

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