La “resistenza” dei bar salva il centro di Tolmezzo

Tre chiudono, ma molti altri tengono duro e per alcuni le cose vanno bene. Chiesti «più eventi in città e piazza XX Settembre pedonale solo in parte»
Tolmezzo 01 Maggio 2012 festa fiori Telefoto Copyright Petrussi Foto Press Turco
Tolmezzo 01 Maggio 2012 festa fiori Telefoto Copyright Petrussi Foto Press Turco

TOLMEZZO. Viaggio tra i bar del centro storico di Tolmezzo: c’è chi chiude, chi fatica, ma anche chi lavora, pur con la crisi. In più casi pesano sul giro di affari le chiusure di negozi vicini che migrano in altre parti della città, spesso verso affitti più bassi. Morde la chiusura del tribunale. Intanto ha appena chiuso, per scadenza del contratto di affitto di azienda, il “Teatro”.

L’attuale gestione del “Mondo” chiuderà a fine marzo (ha scelto di continuare a gestire solo il Tilly’s) e al “Manin” si legge «cedesi attività». In via Matteotti il Nigris è stato riaperto da luglio. Lì attorno in otto mesi hanno chiuso tre negozi, influendo, assieme alla crisi, anche sull’andamento dell’attività, spiega chi lo gestisce. Le aspettative, ammette, erano diverse, ma si resiste. Qui si tengono anche riunioni, feste di compleanno e di laurea che un po’ aiutano.

Al bar alla Roggia, in una laterale di via del Din, spiegano che gli affitti incidono e se la posizione è defilata incide sul giro d’affari anche il fatto che attività vicine si siano appena trasferite altrove. Ma si cerca comunque di andare avanti.

In via Roma c’è chi resiste, e chi, come Tamara Puntel del “Non solo caffè”, aperto nove anni fa, è abbastanza soddisfatto: la crisi c’è, osserva, ma la clientela alla sua caffetteria non manca, anche se nella via negli anni hanno chiuso molti negozi. Tasse e costi, però, sono alti: il costo della luce è salito in nove anni del 50%. Dice che gli eventi organizzati dalla Proloco aiutano la sua attività. Per lei nell’ultimo anno il sabato pomeriggio il flusso di gente in giro per la città è sceso anche del 50%: «bisognerebbe - dice - pensare a eventi come shopping days o mercatini».

“Al Cavallino” la titolare, Alga Fachin, non si lamenta. Gestisce bar da oltre trent’anni. Macina ore su ore, ma il lavoro le piace. La sua clientela abbraccia ogni età e «anche gli animali sono i benvenuti». Lavora bene anche “Il gatto e la volpe” di Gianni Londero e Lorenzo Pitaccolo nella centrale piazza Garibaldi. Il segreto? «Il rapporto umano con il cliente e tante iniziative». L’affitto per loro non è un problema. Alla “Corte dei Sapori” Giorgio Spagnolo è abbastanza soddisfatto. Suggerisce solo più eventi come “Filo dei sapori” e “Carnia food design”.

Chiede più eventi anche il “Linussio” che boccia invece l’idea di una piazza XX Settembre tutta pedonale. Qui si risente della chiusura del tribunale, ma ancor più al Manzoni, che si trova proprio sotto l’ex palazzo di giustizia.

Se ne accorge pure “al Caratel”, dove il gestore nota anche un netto calo di militari della caserma Cantore: questo è sempre stato il loro punto di ritrovo, ma saranno destinati a Remanzacco. Per lui quelle chiusure sono uno sbaglio enorme.

Michel Copiz dal 2012 gestisce l’enoteca Roma con un’impronta diversa: organizza eventi, creando una rete tra imprenditori enogastronomici e non, organizza aperitivi industriali. È soddisfatto, anche se burocrazia, tasse e costi fissi pesano.

Al Tripoli gli affari vanno abbastanza bene, con una gestione familiare, tanto lavoro e versatilità. Lavora anche “Al Borgat”, che punta tutto sulla cucina locale e una clientela al 90% non locale, specialmente austriaca e del Triveneto.

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