La rabbia della gente di Sant’Osvaldo: «Provate a vivere qui»

Strade pericolose, traffico di rifiuti dai comuni vicini e sporcizia Tanti i disagi lamentati dai residenti al caffè col Messaggero
Di Giacomina Pellizzari
Udine 31 gennaio 2017 caffè mv a sant'osvaldo Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo
Udine 31 gennaio 2017 caffè mv a sant'osvaldo Copyright Petrussi Foto Press Turco Massimo

Fieri di abitare in un quartiere le cui origini risalgono al 1626, gli abitanti di Sant’Osvaldo si sentono spesso abbandonati da chi oggi governa la città. Uomini e donne nate e cresciute lì, famiglie arrivate da altre zone della città, quando si trovano di fronte alle strade sporche e senza marciapiedi, al traffico dei rifiuti proveniente dai comuni vicini, alle assegnazioni incontrollate delle case popolari e al traffico che in alcuni punti mette a rischio l’incolumità degli anziani, rimpiangono la cara, vecchia circoscrizione con i consiglieri e il presidente eletti sui quali potevano scaricare la loro rabbia. «Chiedo agli assessori con figli piccoli di venire ad abitare qui: provate a far camminare i bambini sui marciapiedi sporchi». Stesso copione nei parchi, dove i proprietari dei cani non raccolgono gli escrementi. E quello che doveva essere un giardino didattico è solo un esempio.

Problemi vecchi e nuovi assillano la gente di Sant’Osvaldo che, nonostante tutto, mantiene l’antico senso di comunità. Ieri, alla trattoria “Al Contadino”, locale dove da 30 anni si punta esclusivamente sulla cucina friulana, gli abitanti, senza mancare di rispetto alle istituzioni e sorseggiando il caffè con il Messaggero Veneto, hanno elencato i disagi aggravati dalla mancanza dei controlli della polizia locale. Il vigile di quartiere interviene solo se lo chiamiamo noi, sottolinea Giorgio Morassi, stanco di subire il traffico dei rifiuti dai comuni vicini. «In via Basaldella - aggiunge - li lasciano fuori dai cassonetti, non si vede un vigile da tre anni». Senza contare, sono le parole di Gianni Valerio, «che in via Campoformido i cassonetti sono posizionati in un avvallamento e quando piove si formano le pozzanghere. Se va avanti così saremo costretti a portare i rifiuti con la barca». Daniela Naisa abita da 40 anni in via Basiliano e ora, dopo le 21, vede arrivare i furgoni e scaricare divani e poltrone. «Certo - evidenzia - il cittadino può chiamare i vigili e farli rimuovere. È già capitato». Ma la domanda è: possibile che sia così difficile fermare il traffico dei rifiuti? Da anni si parla di telecamere, controlli e multe, ma evidentemente non basta. Ecco perché la gente chiede la racconta dei rifiuti porta a porta.

Sporcizia e degrado

Nel mirino finiscono i parchi per i bambini dove passeggiano i cani. La gente non se la prende con gli animali bensì con i proprietari che non si attrezzano di paletta e sacchetto. «I cani sporcano e i bambini non possono giocare», ripete Irene Tosolini ricordando che nel quartiere ci sono strade prive di fognature. «I marciapiedi sono sporchi, gli assessori possono venire a verificare di persona». Più incisivo l’ex vicepresidente di quartiere Edgardo Nobile: «Chi cammina sui marciapiedi deve fare le gimcane per non trovare qualche sorpresa sotto le scarpe».

Viabilità e sosta selvaggia

La strada più nominata è stata via Attimis. Collega via Popone a via Basiliano e viene percorsa da chi deve andare a Basaldella. È diventata una deviazione naturale da quando dalla tangenziale è stato eliminato lo svincolo per Basaldella. «I mezzi pesanti non rispettano il divieto ed entrano in via Basiliano e in via Attimis», ripete Federico Marchioli, convinto che a Sant’Osvaldo mancano proprio i vigili. Alda Piani conosce bene il problema, lei abita in via Attimis e per due volte si è ritrovata con altrettante auto uscite di strada e finite contro il portone e la ringhiera della sua casa. Non ha tenuto il conto, invece, di quante sono finite nei campi. «Da via Popone i tir, anche se non potrebbero farlo, girano a destra, proseguono e - spiega Nello De Nipoti - quando arrivano alla doppia curva sono costretti a fare retromarcia perché non passano». Anche i vigili del fuoco devono far manovra per uscire con i mezzi dalla caserma: «Per arrivare in via Pozzuolo - rivela Sergio Rigo - seguono un percorso con otto curve. In alcuni punti, per passare, sono stati costretti a tagliare le piante». La sintesi, però, la fa Nobile: «Via Attimis è priva di segnaletica laterale e nell’ultimo tratto, prima di via della Valle, anche di illuminazione. Vi rendente conto che sono cose da terzo mondo? A Udine si pensa solo alla pavimentazione di via Mercatovecchio». Altrettanto pericolosa via Pozzuolo: «Il passaggio pedonale è in curva e gli anziani, da quando è stata chiusa via Basiliano, rischiano ogni giorno l’investimento perché qui il traffico è aumentato e i limiti di velocità non vengono rispettati», afferma Genny Modonutto, mentre il titolare della pizzeria al taglio, Fatmir Kurti, sollecita l’installazione delle sagome o dei dissuasori di velocità luminosi proprio perché ogni giorno accompagna almeno una decina di vecchietti dall’altra parte della strada. «Anche in via Campoformido prima o poi succede l’incidente grave», rincara Nobile. Aggravano la situazione la sosta selvaggia e l’assenza di piste ciclabile.

Case popolari

Negli alloggi delle vie Napoli, Amalfi, Salerno, Sant’Osvaldo e San Sebastiano, gli inquilini lamentano diversi disagi e la difficile convivenza con famiglie italiane e straniere. «È un annoso problema - ricorda Alessandro Ambrosin -, non si possono inserire nello stesso luogo tutte persone in difficoltà. In questo modo aumenta solo il disagio. Mi auguro che i 30 appartamenti acquistati in via Lumignacco dall’Ater, vengano assegnati a persone del quartiere. Magari ai residenti nelle case Ater di via Sant’Osvaldo quando saranno ristrutturate». E Gianna Del Fabro, ex presidente di circoscrizione, ricorda che, 20 anni fa, il consiglio di quartiere aveva incaricato un consigliere di fare da intermediario tra inquilini e Ater. Quella figura manca: «L’Ater dovrebbe guardare cosa fanno a Bolzano e a Trento dove c’è l’amministratore di zona. Qui, invece, è la gente che segnala le manutenzioni da fare».

Fatte le opportune valutazioni, Uliano Tomasin, pure lui ex amministratore di quartiere, non ha problemi a dire che forse 20 anni fa, «quando proponevamo i quattro parcheggi scambiatori a Sant’Osvaldo, in viale Venezia, in via Cividale e in viale Tricesimo, eravamo troppo avanti».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto