La promessa di Laura: l'incidente non mi fermerà

UDINE. Di quella maledetta domenica di fine giugno del 2014 non ricorda nulla, quello che Laura Bassi, 19 anni, di Cussignacco, sa del terribile incidente stradale di Gemona, dal quale è uscita in condizioni gravissime, è perché lo ha appreso dagli altri. Laura oggi lotta per rinascere: «Sarò forte- assicura - l’incidente non mi fermerà».
Laura da 62 giorni è ricoverata nella seconda terapia intensiva dell’ospedale Santa Maria della Misericordia, ce la sta mettendo tutta per riannodare i fili di una vita che rispetto allo scorso 22 giugno quando rientrava da Sauris in sella alla moto del suo ragazzo, non è più la stessa.
Laura non ha più una gamba, ma non è quella la ferita che le fa scendere le lacrime sul volto sorridente nonostante tutto, la ferita più difficile da rimarginare è la perdita di Marco, il ragazzo con il quale progettava una vita a due. Marco Monaro, 25 anni, è morto a seguito dei traumi riportati nello schianto con l’auto che è piombata addosso al gruppo dei motociclisti, a Gemona. Quella domenica sera persero la vita anche Chiara Scalfari, 29 anni di Tolmezzo, e Kevin Crismani, 21 anni, di Mortegliano. Oggi la sfida di Laura è guardare al futuro. La giovane spera nei progressi della ricerca per rimettersi in piedi e raccontare la sua esperienza agli altri come avrebbe voluto fare indossando la divisa da carabiniere.
«Ciao Laura come stai?» chiediamo con discrezione, «Abbastanza bene» risponde con la freschezza dei suoi 19 anni (ne farà 20 il 5 settembre) e con la responsabilità di un’adolescente costretta ad affrontare troppo presto una realtà davvero crudele. Inchiodata in quel letto da quella sera di inizio estate, Laura ripete: «Dell’incidente e di quello che avevamo fatto prima io e Marco non ricordo niente. So cosa è successo perché me lo hanno raccontato, nella mia mente c’è il black-out totale».
Gli unici ricordi che le riaffiorano sono quelli dei giorni felici trascorsi al fianco di Marco nei giorni precedenti allo schianto. Ricorda invece il sostegno che ha ricevuto da Federica Marengo, la giovane che assieme ad Alessandro Iob, l’ha soccorsa per prima a Gemona. «Ti aiuto, ma non posso toccarti mi ha detto, mentre io le chiedevo di togliermi un guanto. Le ho tenuto la mano per tutto il tempo, mi ha aiutata moltissimo».

Laura non dimenticherà il risveglio in terapia intensiva, quando ha aperto gli occhi pensando di aver sognato quattro bambini. In quel momento non poteva immaginare la sua condizione: «Appena finito l’effetto dei sedativi mi sono stubata da sola.
Ero tranquilla - racconta -, per tutta la settimana successiva non ho saputo quello che mi era successo, continuavo a chiedere di Marco, “sapete qualcosa del mio ragazzo, si chiama Marco Monaro?”». Niente, quella risposta non arrivava. Ma Laura intuiva e voleva sapere: «Quando vi decidete a dirmi la verità» disse un giorno a suo padre, Sandro Bassi, l’ex consigliere provinciale del Pdl, al quale non rimase che rivelarle la triste realtà.
«Ero incredula - ammette -: “Cosa stai dicendo?” ripetevo». A questo punto Laura tace, i suoi occhi si riempiono di lacrime perché pensa a Marco: «Se avessi Marco con me non mi interesserebbe niente della gamba. Anche lui aveva gli stessi miei traumi, ma non ce l’ha fatta. Se ora fosse nel letto accanto sarebbe diverso».
La commozione passa, restano i sogni infranti come la carriera che la giovane avrebbe voluto intraprendere nell’Arma dei carabinieri. Per un soffio ha mancato la selezione, ma lei, tenace, continuava ad allenarsi nel campo di atletica di Paderno. Ed è proprio qui che vuole tornare perché Laura non intende rinunciare a correre per la vita. «Sarò forte» ripete con la mamma Magda e il papà Sandro, due rocce, al suo fianco. I genitori le fanno notare che Alex Zanardi, il pilota automobilistico, si è reinventato una professione dopo aver perso entrambe le gambe.
A credere negli sviluppi della ricerca l’ha convinta lo scienziato, Mauro Ferrari, con il quale la giovane ha parlato a lungo: «Mi ha incoraggiata, mi aspetta a Houston per nominarmi presidente della sua associazione che negli Usa supporta i disabili». Il luminare ha promesso a Laura che la porterà a fare la maratona Unesco in carrozzina.
In quella stanzetta appartata dal resto del reparto dove il sole stenta ad arrivare, Laura con molto coraggio cerca le motivazioni per andare avanti ponendo Marco e gli affetti al primo posto. «In questi due mesi ho preferito avere al mio fianco solo la mia e la famiglia di Marco» confessa lasciando intendere che il ritorno nella sua casa e tra la cerchia di amici non sarà affatto facile da affrontare.
Ma Laura è battagliera, si prepara a raccontare la sua esperienza in un libro che spera di riuscire a scrivere non appena uscirà dall’ospedale. Intanto ringrazia tutti i medici e gli infermieri che continuano a seguirla con molta professionalità e affetto: «Questa per me è la mia seconda casa».
A giorni Laura sarà trasferita nel reparto di Chirurgia plastica, poi all’istituto Gervasutta dove seguirà un periodo di riabilitazione. Il suo ritorno a casa non sarà immediato anche se a Cussignacco c’è una comunità pronta a farle sentire il suo calore. «Laura lotta per Marco» recita il cartello esposto nella casa dei nonni e nella filiale della Hypo Bank il suo posto è conservato. Per ora Laura si limita a comunicare attraverso i social network dove continua a dichiarare anche il suo amore a Marco perché lui resta sempre nel suo cuore.
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