La preside e i docenti: «Non c’erano segnali»

Bullismo a Pordenone, la dirigente scolastica ha informato i compagni. Due di loro erano stati sospesi. Il presidente del Senato Grasso: «Creare nelle scuole la rete di protezione»

PORDENONE. «E’ un grande dispiacere per la nostra comunità scolastica. A 12 anni non si può pensare di farla finita...». Stefania Mamprin, dirigente dell’istituto comprensivo Centro e quindi della vecchia “Monti”, che conta 300 iscritti in nove classi, ieri era scossa.

E’ stata una giornata surreale nelle aule in via Gozzi: tanti docenti sbigottiti e con gli occhi lucidi: «Che potevamo fare di più?».

I documenti di istituto in via Gozzi, parlano di pratiche virtuose, progetti anti-bullismo, orientamento all’integrazione e all’inclusione. Invece ieri mattina, una ragazzina di 12, assente da otto giorni, di fronte alla prospettiva di rientrare in classe ha compiuto un gesto estremo.

«Fai schifo» sarebbe stato uno dei post arrivati alla dodicenne nei gruppi chiusi di Whatsapp. Alla voce “sospensioni” quest’anno ne sono state comminate due, ma non vi è la certezza che possano essere connesse ai rapporti con la dodicenne.

«E’ introversa, silenziosa – ha detto di lei un insegnante -: ci sono maschi irrequieti e le bambine stanno per conto loro, in quella classe. Mai, però, abbiamo avuto modo di intercettare una richiesta di aiuto o un segnale di disagio dalla nostra alunna».

Prima dell’intervallo la dirigente Mamprin ha aperto la presidenza alle forze dell’ordine: un’istruttoria interna metterà a confronto, nel consiglio di classe, pareri e atti.

«Da anni la scuola è attiva sul fronte dei progetti di prevenzione al bullismo e di educazione al benessere con il piano “Vales” e l’educazione alla cittadinanza – ha detto Mamprin -. Nessuno dei docenti si era accorto del disagio provato dalla ragazzina: è una brava alunna e ha buoni risultati. La sua classe, invece, qualche problema lo ha dato: ci sono stati alcuni alunni che hanno avuto provvedimenti disciplinari»”.

Lungo i corridoi della media Centro sono appesi gli slogan di carta “stop bulli”.

«Venti alunni in un’età difficile – è intervenuto sul caso Alessandro Basso, dirigente dell’Associazione nazionale presidi di Pordenone -. Casi di scherzi, prese in giro, disagi ci sono in tante scuole, dove la prevenzione non manca. Credo si possa intervenire a livello individuale, prima di gridare alla scuola dei bulli». Domenico Giotta, vicario nell’Isis Zanussi, ha un’idea precisa.

«Sono giochi pericolosi quelli attivati da alcuni studenti che credono di scherzare – ha valutato -. Invece, fanno male ai compagni più fragili e sensibili».

Alla Centro storico, ieri, è stata una giornata frenetica. La dirigente ha incontrato i compagni di classe della ragazzina per informarli della disgrazia: li ha pregati di stare vicino alla compagna e si è messa a disposizione.

E’ stata Cristina Zanette, presidente del consiglio di istituto del comprensivo di Pordenone, a rassicurare poi le famiglie: «Gli alunni erano provati e increduli per quanto accaduto. Il nostro istituto fa tanta prevenzione contro bullismo e dispersione scolastica». E ancora: «Nessuno sa ancora quali siano le reali motivazioni che hanno spinto la ragazzina a compiere quel terribile gesto. Ora è momento della riflessione. Di certo i genitori devono collaborare con la scuola».

Fra i commenti provenienti in serata dal mondo della politica, invece, anche quello del presidente del Senato Pietro Grasso: «E’ a scuola che dobbiamo creare una rete di protezione verso i più fragili – ha scritto Grasso su Facebook -. Un contributo per combattere il fenomeno del bullismo lo può dare anche il Parlamento» approvando lo specifico disegno di legge sulla prevenzione.

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