La morte a 27 anni sulla A4, con lei in auto il suo cagnolino Tango: il Friuli piange Marta

UDINE. «Ci siamo sentiti prima che partisse, ci siamo scritti qualche messaggio. Quando mi sono reso conto che tardava le ho scritto ancora ma non ho più ricevuto risposta. Di lì a poco mi ha citofonato la polizia». Giampaolo Gori, padre di Marta, la ragazza di 27 anni morta nell’incidente stradale in A4, all’altezza di Padova, sabato pomeriggio, prende in mano una foto incorniciata. «Questa è la laurea di Pietro. Siamo io, mia moglie, i miei due figli. Questa era la mia famiglia, ora invece...». Dopo aver perso la moglie nel 2013, ora Giampaolo, professore di Medicina del lavoro in pensione, deve dire addio anche alla figlia. «Doneremo tutti gli organi, tranne gli occhi. Non voglio che tocchino il viso di Marta», spiega il fidanzato Nicolò Bianco, di Tencarola. Anche lui sabato la aspettava. «L’ho sentita l’ultima volta intorno alle 17, non posso credere che fosse davvero l’ultima volta». Il 26 dicembre avrebbero festeggiato 5 anni insieme.
Marta, laureata alla triennale in Scienze della Formazione a Padova, stava frequentando la magistrale dell’Università di Udine in Comunicazione integrata per le imprese, corso che si svolge materialmente a Gorizia. Ed è lì che la giovane dell’Arcella viveva ormai da qualche mese. Da lì era partita sabato, al volante della sua vecchia Fiat Punto. Era tutto pianificato. Marta doveva stare a casa di Nicolò per qualche giorno. Martedì avrebbe fatto il tampone rapido e, solo dopo la conferma di essere negativa, sarebbe tornata a casa dal padre anziano. C’era in programma il pranzo di Natale con il padre e una zia. «E invece è finita così» si dispera papà Giampaolo. «Nella notte è morto anche il suo adorato cagnolino, Tango». Sul braccio destro di Marta c’è un tatuaggio, riporta una data: 18 agosto 2015. È il giorno in cui ha preso Tango in canile. E da quel momento sono stati inseparabili, al punto da decidere di portarselo a vivere a Gorizia.
Padre e figlia si erano sentiti varie volte nella giornata di sabato. «Sempre per i regali» confida. «Voleva fare regalini a tutti e mi chiedeva consigli, mi teneva informato. Era un modo per coinvolgermi nello spirito delle feste natalizie. Marta era così, un ciclone. Portava ovunque energia».
Giampaolo Gori parla della grave malattia che sette anni fa gli ha portato via la moglie Miriam Rampin all’età di 59 anni. «Un tumore recidivo, sopraggiunto in modo devastante. Ho vissuto l’inferno di quei giorni. Pensavo che non ci potesse essere nulla di peggio. Purtroppo sono stato smentito dal destino. Ciò che provo oggi, è qualcosa che non si può descrivere».
Marta e il fidanzato Nicolò, due sportivi: lei pallavolista, lui cestista del Mestrino. E infatti, trasferitasi in Friuli, Marta aveva subito trovato il modo di continuare a praticare, ad alto livello, lo sport che amava. Era stata però una stagione sfortunata la sua, fermata prima da un infortunio (la rottura del tendine d’Achille) e poi dal lockdown. Aveva trovato spazio nella Gtn Volleybas Udine, in B1, sempre vestendo la maglia numero 8; già in autunno aveva però deciso di accasarsi in B2 all’EstVolley San Giovanni al Natisone, soluzione logisticamente più agevole. «Notizie di questo genere ti lasciano senza parole – racconta il ds dell’EstVolley Gabriele Moratti –. La società si unisce nelle condoglianze alla famiglia». Parole di cordoglio anche dalla presidente della Volleybas Donatella Savonitto. Per una tragica coincidenza il suo ultimo allenatore all’EstVolley, Maurizio Corvi, è transitato sabato sullo stesso tratto di autostrada pochi minuti dopo l’incidente. «Erano appena arrivati i soccorsi – dice – e lo stato dell’auto lasciava presagire poche speranze. Mai avrei pensato si trattasse di una mia ex atleta».
«Marta voleva finire la magistrale con un tirocinio all’estero, in Francia» racconta il fidanzato Nicolò. «Due anni fa era stata a Bilbao in Erasmus e ora voleva tornare all’estero. Credeva nella formazione, credeva nel villaggio globale. Ce la metteva tutta per fare esperienza». Il padre, il fidanzato e il fratello Pietro, che abita a Parigi ma si è messo subito in viaggio per tornare in Italia, devono organizzare l’addio per la loro Marta. Il funerale sarà celebrato nella chiesa di Sant’Antonino, a poche centinaia di metri dalla casa in cui viveva insieme al genitore, in viale dell’Arcella. «Serve un posto grande, dove possano starci anche tutte le sue amiche della pallavolo» dice il padre. «Ogni tanto mi ritrovavo in casa tutta la squadra, ora dovrò rassegnarmi a vederle mentre accarezzano una bara».
Per quel che riguarda l’incidente la Procura effettuerà l’autopsia sulla salma. Il sospetto è che la sbandata improvvisa che l’ha fatta collidere contro il guardrail e gli altri veicoli, sia dipesa da una distrazione o forse da un movimento repentino del cane.—
(Ha collaborato
Alessia Pittoni)
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