La mano tesa di Gemona: da noi i bimbi di Amatrice

Il sindaco Urbani: vogliamo fare qualcosa di concreto prima dell’inizio della scuola «Ospiteremo i piccoli nelle famiglie: non dimentichiamo chi ci aiutò 40 anni fa»
Di Maura Delle Case

GEMONA. Bandiere a mezz’asta ieri a Gemona, oltre che a Osoppo e in altri Comuni friulani. La capitale del terremoto del 1976, che quarant’anni fa pianse 380 vittime sepolte dalle macerie, ha voluto partecipare così al dolore che ha investito le popolazioni di Amatrice e dei tanti centri che nel cuore dell’Italia stanno vivendo un dramma in tutto simile a quello del Friuli di 40 anni fa. Chiesto un minuto di silenzio alla folta platea riunita ieri a palazzo Boton per celebrare il fenomeno Wayde van Niekerk, l’atleta sudafricano medaglia d’oro a Rio di Janeiro sui 400 metri, il sindaco Paolo Urbani ha annunciato l’intenzione di voler portare in città i bambini di Amatrice per sottrarli alla tragedia che si é abbattuta sul loro paese. Un modo concreto per star vicino alle popolazioni terremotate, guardando ai più piccoli che di questo terremoto loro malgrado sono diventati i protagonisti. «Nessuno deve rimanere solo - ha esordito Urbani rifacendosi alle parole del presidente del consiglio Matteo Renzi -. Nessuno e in particolare non i bambini. É per questo che la comunità di Sportland, Gemona e i 17 Comuni che hanno aderito al progetto, si propone di accogliere i piccoli che si sono salvati, nelle famiglie, per fargli passare una settimana con le associazioni sportive che di questo progetto sono il cuore pulsante».

L’idea ha preso forma ieri pomeriggio quando il sindaco assieme al suo staff ha iniziato a interrogarsi su quale potesse essere la forma migliore per fare la propria parte in questo momento di emergenza. Il pensiero é corso indietro nel tempo, andato ai tragici momenti del 7 maggio 1976 e dei giorni seguenti, alla gente presa dalla disperazione o dall’apatia. Che fare? Coperte e beni alimentari ad Amatrice ci sono. La protezione civile lo ha fatto sapere ieri fermando almeno per il momento la corsa alla raccolta di cibo iniziata in tante comunità italiane. Che fare? Mettere insieme un gruzzoletto per sponsorizzare la ricostruzione di un edificio, ma perché si possa iniziare a ricostruire passeranno i mesi. Che fare dunque? Urbani ha trovato la risposta guardando scorrere in televisione i titoli dei telegiornali. Titoli terribili che anche ieri hanno raccontato di vite spezzate e salvate. E tra queste quelle di tanti bambini. «E’ a loro che vogliamo pensare - ha aggiunto Urbani -. Ho già chiamato il nostro volontario della Protezione civile, che si trova ad Amatrice con i volontari partiti subito da Palmanova, perché prenda contatto con il sindaco così da mettere in piedi l’iniziativa solidale». Una proposta che non costa se non in termini organizzativi. Raccogliere la disponibilità delle famiglie a ospitare con sé i piccoli per qualche giorno, trovare un mezzo per portarli in Friuli e mettere in piedi un programma che faccia toccar loro con mano le tante ossi imita che lo sport offre in quest’anno lo di Friuli.

«Se dal reatino ci sarà una risposta positiva faremo tutto il possibile per portare i bambini prima che la scuola inizi, togliendoli dall’orrore di un paese raso al suolo, delle loro case ridotte in macerie, delle strade in cui giocavano fino a poche ore fa e che ora sono invece invase da macerie e soccorritori. Evitandogli le notti nelle tende, tra mille problemi e disagi. Noi ci siamo - ha concluso il sindaco di Gemona -, come l’Italia 40 anni fa ci fu per noi».

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