La Mangiarotti assume 60 lavoratori in regione

L’Ad Signorini: impegno di Westinghouse-Toshiba per Pannellia e Monfalcone. Il bilancio ha chiuso con un rosso di 20 milioni, ma le prospettive sono favorevoli

UDINE. «La nostra azienda è in una determinante fase di trasformazione e rilancio. Mangiarotti ha avviato un percorso di rafforzamento e integrazione di leadership, processi, metodi, uomini e mezzi, divenendo parte strategicamente integrante della divisone “Nuclear, fuels & components manufacturing” di Westinghouse. Con questo l’azienda ha oggi un chiaro piano strategico di medio e lungo periodo e un nuovo modello operativo volto a massimizzarne il suo valore, sfruttando tutte le sinergie di gruppo, con chiaro obiettivo di rendere Mangiarotti unità operativa di eccellenza nel gruppo Westinghouse, in piena sintonia con le attuali linee di sviluppo Toshiba. La direzione è stata supportata dall’azionista rafforzando i massimali delle preesistenti linee di credito infragruppo tarsformati da breve a medio-lungo termine. L’azienda affronta il futuro partendo da un solido portafoglio ordini e una rinnovata capacità di raccolta ordini accelerata delle sinergie con la casa madre».

Spiega così la situazione generale l’ad della Mangiarotti Spa Mario Signorini. L’azienda è oggi controllata da Toshiba e Westinghouse Eletric Company con due sedi, a Monfalcone per il settore nucleare e Pannellia di Sedegliano per l’Oil&gas, con circa 320 dipendenti.

Signorini è anche direttore generale della divisione “Nuclear fuel and component manufacturing” di Westinghouse Italia. Al suo attivo 25 anni di esperienza in vari settori dell’energia, del gas e del petrolio oltre a innumerevoli incarichi ricoperti nel campo del marketing, delle fusioni e acquisizioni.

Si continuerà a produrre pezzi a Pannellia oppure si intende spostare la fabbricazione solo a Monfalcone?

«Mangiarotti è un’unica azienda con un unico team che opera su due stabilimenti diversificati nelle lavorazioni per dimensione e peso dei manufatti prodotti, rispondendo a un criterio di segmentazione orizzontale di processo teso a valorizzarne le specificità. In entrambi trasformiamo commesse per i segmenti convenzionale e nucleare. Il personale, in relazione alle specifiche competenze e ai carichi richiesti, segue lo sviluppo delle commesse con adeguamenti temporanei tra i due stabilimenti programmati. Questa flessibilità logistica interna permette di garantire il team che serve, dove serve, quando serve, e rappresenta un nostro fattore di successo».

Ci sono dei piani di assunzione per Pannellia? Con quali tempistiche?

«Il piano di assunzioni di Mangiarotti è unico ed è legato al suo portafoglio ordini attuale ed alla visione di medio periodo. La distribuzione sui due stabilimenti è legata al flusso delle commesse in esecuzione. Pannellia è parte integrante del piano industriale. L’azienda, confermando quanto già annunciato, entro novembre raggiungerà 380 unità, segnando un incremento di circa 60 unità rispetto allo scorso anno. Il solido portafoglio ordini prevede ulteriori rafforzamenti per il 2017».

Personale specializzato? C’è l’intenzione futura di assumere persone del posto?

«Direi che è piuttosto vero il contrario, ovvero che la difficoltà a reperire sul mercato locale personale specializzato, in particolare saldatori, nei tempi rapidi dettati dal mercato e dall’attuale portafoglio in esecuzione, trova nella rete dei nostri fornitori qualificati sia locali che internazionali, un valido sostegno.E’ vero che l’azienda si sta già muovendo anche tramite il supporto delle strutture del territorio per un rafforzamento della propria scuola di saldatura interna».

In Italia di solito viene presentato il piano industriale, in America si dice di no. A quale regola vi attenete visto che sono ormai 3 anni che lo si aspetta?

«La diversa impostazione nasce dal fatto che ogni piano industriale è la conseguenza di un piano strategico che per sua natura, in un mercato aperto, si mantiene riservato per salvaguardarne il vantaggio competitivo. Per Mangiarotti il nuovo piano strategico a cinque anni è stato internamente presentato e approvato dal Cda lo scorso aprileed è attualmente in esecuzione. Mi limiterei a osservare che per l’attuale esercizio fiscale l’azienda ha già approvato investimenti infrastrutturali per circa 7 milioni di euro sui due stabilimenti, di cui 5 già spesati e sta completando assunzioni di personale qualificato a tempo indeterminato per 60 unità.

E il bilancio?

«Dall’atto dell’acquisizione, Mangiarotti chiude il proprio esercizio fiscale al 31 marzo. I dati di bilancio 2015 sono stati presentati al 31 luglio 2016 e sono disponibili. E’ immediato dalla loro lettura verificare che l’azienda ha chiuso con una perdita di 20 milioni, scontando con questa la coda degli effetti della crisi che l’hanno attanagliata negli ultimi anni. Più importante è osservare che grazie all’azione svolta dal team, l’attuale anno fiscale è nato sotto diversi auspici: un portafoglio di commesse eseguibili per il mercato convenzionale (Oil&Gas) doppio rispetto al precedente esercizio con dinamiche di mercato in timida ripresa; un portafoglio di commesse per il mercato nucleare solidamente alimentato dalla casa madre. Una visione di medio periodo con sinergie di gruppo chiara.

Quale ruolo ha ancora Friulia all’interno dell’azienda e la figura, di alto profilo e esperienza in campo finanziario, dell’ingegnere Andrea Oddi che di fatto ha contribuito a salvare Mangiarotti?

«Friulia non ha più alcun ruolo dall’atto della vendita. L’ingegnere e collega Oddi, quale figura di alto profilo, mantiene rapporti di cordiale e gratuita attenzione».

Quali sono i rapporti con i sindacati?

«Di aperto dialogo e costruttivo confronto, nel rispetto dei propri ruoli. Il futuro è nelle nostre mani: percorrendo con lucida determinazione la trasformazione e integrazione in corso, ne avremo ragione».

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