La libreria Tarantola di Udine chiude dopo 107 anni

Il titolare Giovanni Tavoschi: spero che qualcuno la rilevi, ma io dico basta
ANTEPRIMA UDINE 25 OTTOBRE 2002 GIOVANNI TAVOSCHI DELLA LIBRERIA TARANTOLA TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA UDINE
ANTEPRIMA UDINE 25 OTTOBRE 2002 GIOVANNI TAVOSCHI DELLA LIBRERIA TARANTOLA TELEFOTO COPYRIGHT FOTO AGENCY ANTEPRIMA UDINE

UDINE. Una decisione meditata e sofferta. Ma ormai definitiva. Alla fine del 2013 la libreria Tarantola di via Vittorio Veneto chiuderà, dopo 107 anni di onorato servizio alla cultura e per la città.

Lo annuncia a malincuore, ma senza rimpianti, il titolare Giovanni Tavoschi, 73 anni. Lui è il discendente, per parte di madre, dei librai toscani Tarantola che all’inizio del ’900, dopo un lungo girovagare per l’Italia, approdarono a Udine dalla Lunigiana. Prima un negozietto in riva Bartolini, poi, dal 1906 la sede di via Vittorio Veneto, quella stessa vetrina che vediamo sotto i portici da più di un secolo a questa parte.

«Dopo cinquant’anni passati tra volumi e scaffali - spiega Tavoschi dal suo buen retiro in montagna dove sta trascorrendo un paio di settimane di ferie - è giunta l’ora di dire basta. Era il momento opportuno per fare questo passo, ci abbiamo pensato a lungo, ma non si torna indietro. Io la passione ce l’ho intatta, ma un po’ l’età e un po’ la crisi mi hanno fatto propendere per gettare la spugna. Spero tanto però che qualcuno possa rilevare l’attività, lo spero vivamente. Anzi sarei pure disponibile a dare una mano per l’avvio di una eventuale nuova gestione. Certo non otto ore al giorno, ma qualche consiglio, qualche aiuto, non mancherebbero».

La Tarantola riaprirà i battenti il 28 agosto, per quello che sarà il suo ultimo autunno con le novità editoriali in bella mostra. Ma appunto da settembre Tavoschi ha in mente di lanciare una vendita di liquidazione, visto che il patrimonio di libri, tra quelli catalogati e quelli no, si aggira su circa 40 mila titoli.

«Sì - spiega il gestore - l’idea è quella della vendita in vista della chiusura. C’è qualche intoppo burocratico che dobbiamo superare, ma mi è stato assicurato che, in caso di cessazione definitiva, si può fare questo tipo di “promozione”. Vorrei sottoporre la proposta al Comune, vediamo cosa dicono loro».

Insomma, se tutto andrà per il verso giusto, si prospetta un rush finale di gran lavoro per Giovanni Tavoschi, per la moglie che lo affianca, per le tre gentili commesse e per la contabile dell’azienda. Ma poi dal 2014, sotto i portici di via Vittorio Veneto, si spegneranno le luci dentro i locali che ospitano decine di migliaia di libri.

E con l’addio della Tarantola Udine perderà anche un altro primato. La libreria, infatti, è fin dalla prima edizione tra i votanti fissi del noto Premio Bancarella, la cui giuria era formata, all’inizio, solo da bancarellai o ex.

«E’ vero - aggiunge il titolare - in città siamo gli unici giurati presenti da sempre. So che in passato qualche altra libreria udinese ha partecipato al Bancarella, ma non in modo continuativo come noi».

La storia di questo vero e proprio “tempio” del sapere affonda le radici nei primi anni del Novecento. All’epoca a Udine esistevano due o tre librerie, la più importante delle quali si chiamava “Reale Gambierasi” e si trovava in via Cavour.

Luigi Tarantola e la moglie Luigia, dopo qualche anno da ambulanti nelle città del Nord Italia, si stabilirono a Udine e nel 1905 aprirono la prima attività in riva Bartolini. Appena dodici mesi dopo il trasferimento in via Vittorio Veneto. Toscani di Montereggio di Mulazzo, vicino Pontremoli, restarono in Friuli perchè avevano già tre figli piccoli Erminio, Tita e Rosina.

Dopo Caporetto la famiglia sfollò a La Spezia, dove ebbe il tempo e il coraggio di aprire una libreria che, al termine della guerra, fu affidata al figlio più grande, Erminio, già ventenne. Fin da ragazzi Tita e Rosina affiancarono i genitori dietro i banchi del negozio.

E proprio in libreria Rosina Tarantola conobbe il ragionier Aldo Tavoschi (originario di Clavais di Ovaro) che sposerà negli anni Trenta.

«Mio padre - dice oggi Giovanni Tavoschi - dopo aver lavorato in banca entrò nella ditta accanto al cognato Tita, subentrando poi al suocero. Diede molto impulso alla Tarantola, intorno agli anni Settanta fece anche l’editore, in particolare di opere di Novella Cantarutti e Riedo Puppo».

Giovanni Tavoschi, classe 1940 e maturità classica, dal ’63 lavora in libreria e chiuderà la sua carriera dopo mezzo secolo esatto. Poi si penserà all’eventuale successione. Se mai qualcuno deciderà di rilevare questo importante pezzo di storia udinese

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