La denuncia: lavoratori con stipendi stracciati, le agenzie propongono contratti non conformi

Iniziativa dei consulenti del lavoro. L’ispettorato ha già revocato una coop. E le aziende rischiano sanzioni

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UDINE. Manodopera in somministrazione a costi particolarmente vantaggiosi per le imprese, ma da caporalato per i lavoratori che vengono pagati meno del dovuto, degli enti di previdenza, a cui non vengono versati i contributi, e anche a spese delle aziende che “cascano” nella trappola e che si trovano a dover pagare due volte: la società, a volte la cooperativa, con cui hanno stipulato il contratto, e poi l’Inps, l’Inail, l’Agenzia delle Entrate, per le sanzioni in caso di controlli.

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A lanciare l’allarme sono i Consulenti del lavoro ai quali diverse imprese si sono rivolti - e per fortuna a titolo precauzionale - per chiedere come mai ricorrere al lavoro in somministrazione o in appalto, costasse meno dell’assunzione diretta.

Accade «che sono in circolazione, in provincia e in regione, società e soggetti che propongono alle imprese il ricorso a facili quanto vantaggiose forniture di personale mediante appalto o somministrazione di manodopera - spiega Enrico Macor, presidente del Consiglio provinciale dell’Ordine dei consulenti del lavoro -, con notevoli riduzioni del costo del lavoro rispetto a quanto previsto dai contratti collettivi.

Si tratta di proposte che appaiono in contrasto con le norme che regolano il lavoro subordinato e che, se sottoposte a verifica dagli organi di controllo, finiscono con l’essere soggette a sanzioni, anche rilevanti».

I “furbetti” del lavoro in somministrazione o in appalto sono in grado - in teoria, evidentemente, visto che agiscono al di fuori della legge - di avanzare proposte interessanti alle imprese, salvo poi non applicare i minimi contrattuali ai lavoratori che, di conseguenza, vengono retribuiti meno di quel che dovrebbero.

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«L’ispettorato del lavoro - prosegue Macor - sta compiendo verifiche su società e soggetti che operano nel settore. Ricordo che a una cooperativa che si presentava come agenzia interinale, una volta scoperta, è stata ritirata l’autorizzazione».

Per far tornare i conti, questi soggetti che fanno del vero e proprio dumping contrattuale, oltre a pagare meno i lavoratori, non versano i contributi sul minimo contrattuale, e l’attività svolta è, alla fine, quella di intermediazione illecita di manodopera.

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Un'operaio metalmeccanico al lavoro in un'immagine d'archivio. GIORGIO BENVENUTI-ARCHIVIO / dba


I controlli, poi, non penalizzano solo titolari e gestori di queste società, ma anche le aziende che si avvalgono dei loro lavoratori. Sul tema la legge è chiara: «Le aziende che impiegano manodopera non regolare sono obbligate in solido al pagamento, sia della retribuzione sia dei contributi previdenziali, con chi mette a disposizione o somministra il lavoratore», avverte Enrico Macor.

Nel caso dell’appalto, inoltre, il rapporto «non può tradursi nella mera fornitura di personale, ma nell’erogazione di un servizio che richiede in capo all’appaltatore l’organizzazione dei mezzi necessari.

In questa ipotesi - spiega il presidente dell’Ordine - va ricordato che l’esercizio del potere organizzativo e direttivo nei confronti dei lavoratori utilizzati nell’appalto, non può essere esercitato da chi utilizza la prestazione ma da parte del soggetto presso il quale i lavoratori risultano assunti».

Come ci si difende dall’avanzata di questo fenomeno?

«Intanto ricordiamo che il contratto di apprendistato è quello che costa meno oggi alle aziende, e quindi se la cifra si pone al di sotto di quella prevista dai minimi contrattuali per l’apprendista, siamo al di fuori della norma - avverte Macor -. È bene inoltre rivolgersi ai Consulenti del lavoro regolarmente iscritti, che sono i soggetti in grado di tutelare le aziende; dopodiché - ricorda Macor - per valutare la legittimità delle forme contrattuali è possibile richiedere la certificazione di regolarità, prevista dalle norme, alle Commissioni di certificazioni presenti in tutte le provincie e presso gli Ispettorati del lavoro e gli Ordini dei consulenti.

Questo - conclude il presidente dell’Ordine - oltre che a rappresentare una garanzia per le imprese che necessitano di fare ricorso al lavoro in somministrazione, consente di individuare le società di intermediazione che svolgono azioni di dumping contrattuale, e quindi una concorrenza sleale oltre che illegittima, e di far emergere la piena legittimità della grande maggioranza di società di somministrazione e imprese che svolgono prestazioni in appalto nel rispetto delle regole».

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