La denuncia: "A San Daniele è fuga dei primari"

Rudi Bagatto capogruppo di maggioranza fuori dal coro sugli effetti della riforma: Azienda sanitaria troppo eterogenea
San Daniele 27 agosto 2012. Prof. Del Frate primario di Ginecologia ospedale San Daniele. Telefoto copyright Petrussi Foto Press
San Daniele 27 agosto 2012. Prof. Del Frate primario di Ginecologia ospedale San Daniele. Telefoto copyright Petrussi Foto Press

SAN DANIELE. Dubbi sugli effetti che la riforma della sanità sta producendo all’ospedale di San Daniele. Questa volta le perplessità sono quelle sollevate dalla maggioranza o, meglio, da parte di essa. Se infatti per ora il sindaco Paolo Menis non è intervenuto sull’argomento, grande preoccupazione sulla situazione che si sta creando all’interno del “Sant’Antonio” viene espressa da Innovare San Daniele.

«L’applicazione della riforma sanitaria – spiega il capogruppo Rudi Bagatto - sta già mettendo in evidenza forti criticità rispetto alla tenuta del sistema, impoverendo l’ospedale “Sant’Antonio” di specialistiche che fin qui l’hanno reso un presidio d’eccellenza nel panorama regionale e non solo. Ginecologia da tempo non può più contare su un primario, nonostante i salti mortali della facente funzioni Liliana Battistella. Il laboratorio analisi – prosegue Bagatto -, sempre in predicato d’essere “smantellato”, ha perso a sua volta il primario, avendo vinto Maurizio Ruscio il concorso per guidare il laboratorio degli Ospedali Riuniti di Trieste. A ciò si aggiunga l’ormai prossimo pensionamento del primario di Medicina Moretti e il trasferimento a Pordenone del l’omologo di Ortopedia, entrambi riferimenti, figure irrinunciabili per l’ospedale. A fronte dei tanti forfait, il personale ospedaliero è in subbuglio».

Secondo il gruppo di maggioranza, le “fughe” da San Daniele e le incertezze in cui oggi versa l’ospedale collinare sono figlie dirette «della riforma che l’ha inserito in un’Azienda – l’Ass3 Alto Friuli-Collinare-Medio Friuli – troppo eterogenea per peculiarità morfologiche e demografiche, ma soprattutto “povera” all’interno del panorama regionale tanto da aver messo in fuga le professionalità migliori che in tale clima d’incertezza hanno preferito imboccare altre strade.

Così, grazie a un “colpo di legge”, il lavoro degli ultimi 30 anni è stato vanificato in pochi mesi. Si aggiunga - conclude il capogruppo -, che in tutto questo l’apertura del nuovo padiglione S, già costato diversi milioni di euro è stata rinviata e che l’attesa risonanza magnetica deve ancora arrivare. Il “Sant’Antonio” vive così un periodo di preoccupante incertezza e questo nonostante le assicurazioni della politica regionale. Se fin qui ci siamo fatti bastare le promesse, alla luce di tutti questi punti interrogativi e posti vacanti, vogliamo sapere qual è il progetto per il nostro ospedale».

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