La crisi dei motorini, ai ragazzi non piacciono più

UDINE. Era l’indiscutibile status-symbol di intere schiere di adolescenti. Teenager con i capelli gelatinati a dovere e con le terga posate su scooter sgasanti, parcheggiati fuori da scuola, magari “truccati” come le Vespe cantate da un giovanissimo Cesare Cremonini, all’epoca frontman dei Lunapop.
Simbolo delle pulsioni di libertà adolescenziale, il motorino è sparito dai radar, “ripudiato” dai giovani d’oggi, che al mitico cinquantino preferiscono l’ultimo modello di smartphone.
Basta guardare i parcheggi tristemente vuoti fuori dalle scuole superiori, per rendersi conto della rivoluzione silenziosa che ha ucciso le due ruote più bramate da ragazzini alle prese con i primi scompensi della pubertà. «Rispetto a dieci anni fa vendiamo il 400 per cento in meno – spiega un concessionario della provincia di Pordenone –. I cinquantini ormai non li chiede praticamente nessuno».
Le ragioni del flop
Il numero delle immatricolazioni dei ciclomotori (veicoli a due ruote con cilindrata di 50 centimetri cubici) è crollato negli ultimi tre lustri. Fino all’alba dei Duemila il motorino e lo scooter erano il sogno ricorrente dei quattordicenni che speravano di affrancarsi in qualche maniera dai genitori, respirando quella libertà di muoversi che costituiva a tutti gli effetti un’emancipazione della mobilità, primo step verso l’agognato binomio patente-auto.
La stella dei cinquantini ha iniziato a spegnersi proprio nel decennio passato, «complice l’obbligo del patentino e le spese crescenti per l’ottenimento delle patenti necessarie a guidare le altre moto», spiega la direttrice dell’Automobile club di Udine, Maddalena Valli.
Ai ragazzi interessano sempre meno le due ruote motorizzate e le famiglie non s’offendono affatto di fronte a questa tendenza: «Preferiscono spesso aspettare il compimento dei sedici anni e indirizzare i figli verso moto più sicure e grosse, come le 125 – indica ancora Valli –. Anche perché per assicurare lo scooter di un quattordicenne bisogna mettere in conto una spesa non di poco conto», che spesso supera i 500 euro all’anno. Una bella botta.
Le concessionarie
Il trend negativo (per usare un eufemismo) è confermato da chi è quotidianamente in prima linea, pronto ad assecondare o a orientare le richieste dei clienti. Federico Cabass della Rs Moto di Tricesimo non usa giri di parole: «Il cinquantino? È morto e sepolto – spiega –. Moltissimi marchi hanno addirittura scelto di non produrre più scooter e cinquantini, concentrandosi su altri segmenti».
Una decisione tranchant, inevitabilmente dettata dal mercato, se è vero come è vero che «oggi le famiglie e i ragazzini preferiscono aspettare i sedici anni e puntare sulle 125, mercato che tutto sommato nell’ultimo anno ha conosciuto una crescita incoraggiante – spiega ancora Cabass –. Piuttosto, sui cinquantini la spuntano le biciclette a pedalata assistita».
A Pordenone la situazione non cambia: «Motorini e scooter costituiscono una quota di mercato oramai marginale, quasi non li trattiamo più», spiega Patrizia della concessionaria Motoservice, che conferma come oggi chi opta per le due ruote preferisce scegliere i 125 cc e aspettare il compimento del sedicesimo anno d’età.
Carissima assicurazione
Gioacchino, della Mcr di Pordenone, dà una lettura chiara dei motivi che stanno portando all’estinzione degli amati cinquantini: «Bisogna mettere in conto una spesa di 500 euro per una patente che va poi rifatta due anni dopo se si sceglie di passare alla moto.
E una cifra simile va sborsata all’anno per assicurare il motorino dell’adolescente: sono spese che i ragazzini e le famiglie sono sempre meno disposti a sostenere. Il 99 per cento di quel mercato non esiste più, scooter e motorini sono quasi completamente spariti: i ragazzi oggi sono attirati dagli smartphone, più che dalle due ruote. Il dato sicuramente interessante è quello delle moto, che nell’ultimo anno paiono aver riguadagnato qualcosa dopo anni di difficoltà», spiega l’esperto venditore.
Il crollo che viene da lontano
A livello nazionale i dati fotografano una situazione da piena emorragia. Nel 2013 erano stati immatricolati 31.648 ciclomotori, il 35,1 per cento in meno rispetto al 2012 (quando ne furono immatricolati 48.807). Nel 2008 (l’ultimo anno prima della crisi economica) ne furono venduti 123.026 pezzi, mentre dieci anni prima le immatricolazioni dei cinquantini erano state 685 mila, record assoluto mai più toccato in Italia. E che difficilmente verrà anche solo sfiorato in futuro.
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