La corsa rosa arriva in Friuli e abbraccia le Frecce Tricolori

VALDOBBIADENE. Non chiamatelo Giro della Rinascita, come lo si era battezzato a marzo, quando in pieno Lockdown la corsa era stata rimandata in autunno, destino simile a quello che un tempo toccava agli studenti delle superiori con poca voglia di studiare. Chiamatelo Giro della resistenza, perché salendo lo Stivale da Palermo, il Giro ha superato ostacoli su ostacoli e tanti ancora dovrà superarne, mentre il conto della pandemia, fuori dalla bolla “rosa”, si fa più pesante di giorni in giorno.
Sì, il Giro resiste. Sabato 17 ottobre in Veneto, tra le colline del Prosecco (splendide), ha fatto ancora una volta la voce grossa nei confronti del virus con l’esito degli ultimi tamponi anti-Covid voluti dall’organizzazione. Tamponi supplementari, fatti per rassicurare ancor una volta in più le squadre che nei giorni scorsi avevano manifestato timori. Ebbene il verdetto più rassicurante non poteva essere: i 521 test sono tutti negativi. Un’ottima premessa ai test ufficiali di domani, quelli previsti nel giorno di pausa dal protocollo dell’Unione ciclistica internazionale, alla vigilia della tappa di martedì mattina, una tappa scoppiettante già ribattezzata la “classica del Friuli” che dopo i ciclisti risultati positivi qualche giorno fa era sembrata a rischio. Domenica 18 invece le probabilità che si svolga regolarmente, come pure l’assalto alle montagne più alte, già innevate, e l’arrivo a Milano sono decisamente alte. Naturalmente toccando Ferro.
Ma che Giro arriva domenica 18 in Friuli? Una corsa apertissima per la maglia rosa, come dimostrato sabato 17 dalla cronometro di Valdobbiadene, una corsa destinata a infiammarsi proprio a Nord Est, già domenica nella salita di Piancavallo, quella che fu il trampolino di lancio per Marco Pantani 22 anni fa e che promette spettacolo. Una corsa orgogliosa nel voler andare avanti oltre il virus, contro tutto e tutti.
Sulle strade di Pantani, in riva al mare, sotto la pioggia e con il freddo, giovedì scorso i corridori hanno capito quanto sarà dura l’ultima settimana di corsa, con freddo assicurato e neve già caduta abbondantemente sulle salite, come lo Stelvio dove Cima Coppi traballa e difficilmente si farà (giovedì il tempo non sarà pessimo, ma la colonnina di mercurio andrà vicina allo zero, se non sotto). Insomma, sarà bene che in queste giornate friulane la corsa corsa goda dei raggi di sole che dovrebbero illuminare due tappe spettacolari.
Una corsa blindata, il Giro d’Italia, che ritrova ancora una volta il Friuli, porto sicuro negli ultimi vent’anni e non solo per la scoperta del mito Zoncolan. I corridori saranno lontani dal pubblico, presente in numero infinitamente inferiore rispetto al solito, caloroso abbraccio popolare, la carovana pubblicitaria è stata annullata per virus, il villaggio con sei, sottolineiamo, sei sponsor fedelissimi e per tutti mascherine ovviamente obbligatorie senza dimenticare le squadre di “sanificatori” impegnate tutto il giorno a mettere in sicurezza pure le transenne.
Ma il Giro assediato, il Giro della Resistenza, dell’orgoglio, della responsabilità al tempo della pandemia sarà sempre una festa.
Si parte domenica con l’abbraccio tra la carovana e le Frecce Tricolori, che quest’anno, tenute a terra dal virus, hanno volato in una sola occasione a fine maggio quando hanno sostituito il Giro d’Italia sorvolando di tutte le città simbolo del Paese. Poi Sella Chianzutan, il ritorno in grande stile sulla mappa rosa del Monte Rest, Pala Barzana, Piancavallo con le prime, inappellabili sentenze per i big. Poi, martedì 20 la cavalcata del gruppo per mezzo Friuli: Udine, Monte Ianaz, Castelmonte, Cividale, la vallde del Cornappo e il circuito finale a San Daniele con il Monte di Ragogna da ripetere tre volte.
E se lo chiameremo fra qualche anno “Giro della Resistenza” sarà anche per l’ostinazione e la passione di Enzo Cainero, patron delle tappe friulane, e dei suoi 1500 volontari, per la lungimiranza della Regione che ancora una volta ha creduto nell’“effetto benefico del Giro” e non ultimo per la passione della gente.
Martedì, saliranno in 1800 sul Monte di Ragogna che grazie ai controlli, al distanziamento e al tracciamento, si propone come modello per l’Italia del futuro prossimo. Che dovrà convivere col virus. Come lo sta facendo, da 14 tappe, il Giro della Resistenza che oggi arriva in Friuli. —
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