La controversia infinita Terza perizia sul parco di palazzo Menegozzi

Incarico da 3.400 euro affidato dal Comune a un professionista Il contenzioso con Carraro va avanti dagli inizi del 2000; si va verso un accordo



Terza perizia in arrivo per il valore del parco di Palazzo Menegozzi ad Aviano. L’ha decisa l’amministrazione comunale, la quale ha affidato l’incarico a un professionista per una spesa di poco più di 3 mila euro. Si apre, dunque, un nuovo capitolo nella controversia che oppone l’amministrazione di Aviano all’imprenditore Bruno Carraro. Nelle scorse settimane il sindaco Ilario De Marco aveva detto che era sua intenzione giungere a un’intesa con Carraro.

La prima perizia era stata fatta agli inizi degli anni 2000, quando il Palazzo Menegozzi era stato venduto a Carraro. Per l’atto di alienazione, il parco era stato stimato da un professionista pordenonese circa 380 mila euro. La causa negli anni successivi ha riguardato la proprietà del palazzo, tornata a Carraro dopo la rinuncia del Comune alla vertenza. Dopodichè l’amministrazione di centrosinistra aveva avviato la procedura espropriativa per il parco per farne un’area pubblica. Contro l’atto Carraro aveva presentato ricorso.

Nella procedura espropriativa del parco era stata attivata dall’espropriato una terna peritale (un professionista nominato da Carraro, uno dal Comune e uno dal tribunale) per la quantificazione del valore dell’indennità definitiva, ritenendo la somma che il Comune voleva dare, i 400 mila euro circa della prima perizia, non sufficiente.

Il collegio peritale nel settembre del 2013 aveva depositato la propria stima che quantificava in un milione 200 mila euro l’indennità di esproprio per il parco. Una decisione presa a maggioranza, in quanto l’esperto nominato dal Comune, un docente di estimo dell’università di Udine, aveva ritenuto che valesse di meno.

Anche contro questo atto il Comune aveva fatto ricorso. Nell’ottobre dello stesso anno era stata presentata istanza alla Corte d’appello a Trieste per l’impugnare la stima di indennità di esproprio. La Corte aveva sospeso la causa in attesa della conclusione di quelle per la proprietà del parco, esulando il Comune dal versamento della somma eccedente i 380 mila euro depositati. Il Tar nel 2016 aveva annullato il decreto del ministero dei Beni culturali e il decreto di esproprio, atto contro cui la Sovrintendenza e il Comune avevano promosso ricorso al Consiglio di Stato: il Comune aveva anche presentato richiesta di sospensiva, che era stata accolta dal Consiglio di Stato.

Allo stato dei fatti la sentenza non è ancora stata emessa ed è probabile che si arrivi a un accordo extragiudiziale. Nelle scorse settimane, il sindaco De Marco aveva espresso la volontà di giungere a un accordo con il privato per non correre il rischio di ricevere una sentenza negativa per il Comune. Ora l’ulteriore passo, dettato probabilmente dalla volontà di arrivare a un accordo. Il Comune ha affidato l’incarico professionale per la perizia di stima volta a individuare il valore del parco in relazione a un suo uso pubblico. L’incarico è stato affidato a un agronomo per una spesa di 3.484 euro. In base alla perizia, Comune e imprenditore probabilmente si siederanno attorno a un tavolo per trovare un accordo che non esclude un uso pubblico per il parco. —



Riproduzione riservata © Messaggero Veneto