La “conquista” di Elizaveta: la laurea in architettura discussa vicino al fidanzato

la storia
guglielmo zisa
Il vestito elegante, la tesi rilegata tra le mani, sul frontespizio il sigillo dell’università degli studi di Udine. Elizaveta Proca, 23 anni, residente ad Istrago di Spilimbergo ma di fatto pinzanese d’adozione e per ragione di cuore, è una dei tanti laureati della sessione primaverile 2020 che potranno dire di avere discusso la tesi senza uscire di casa.
Elizaveta è stata una delle prime studentesse iscritte all’ateneo friulano a discutere la sua tesi di laurea triennale in Scienze dell’architettura dal proprio salotto anziché recarsi al polo universitario dei Rizzi, dove ha sede la facoltà di architettura. Accanto a lei, al momento della proclamazione, i genitori e la più piccola delle sue due sorelle vista l’impossibilità ad essere presenti dell’altra sorella, che vive e lavora ad Udine e del fidanzato, il vice sindaco di Pinzano al Tagliamento Emiliano De Biasio.
Sorella, fidanzato e amici non le hanno comunque fatto mancare il loro affetto, grazie a skype, whatsapp e videomessaggi. «È una sensazione che non mi sarei mai immaginata di provare: chiaramente una si immagina in modo del tutto diverso il giorno della sua laurea. Questa situazione mi ha fatto però anche riscoprire il valore della discussione della tesi in sé, al di là dei festeggiamenti», racconta Elizaveta, arrivata a un così importante traguardo con sacrificio e grande passione per lo studio considerato che, nata in Moldavia, si è trasferita in Italia con la famiglia all’età di 11 anni e qui ha prima concluso la scuola dell’obbligo alla scuola secondaria di primo grado di Travesio per poi ottenere il diploma al liceo scientifico Grigoletti di Pordenone, indirizzo linguistico.
Quindi tre anni fa l’iscrizione al corso di laurea triennale di Scienze dell’architettura di Udine e il raggiungimento di un primo importante obiettivo discutendo via web in contatto con l’ateneo udinese la tesi dal titolo “La cella e il territorio: il borgo di Pozzis” (relatore il professor Giovanni La Varra, docente di progettazione architettonica), in cui la neodottoressa, visto il problema del sovraffollamento delle carceri italiane, propone l’ipotesi di convertire in carcere l’abitato di Pozzis, in Val d’Arzino, uno degli oltre 300 borghi fantasma presenti nel nostro Paese.
«Una tesi coraggiosa come lo è stato tutto il suo percorso di studi» dice con orgoglio il fidanzato, pronto a festeggiare la sua Elizaveta con parenti e amici non appena sarà possibile. —
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