«La città ha dimenticato Giovanni da Udine»

Tre studiosi ricordano che oggi 16 luglio ricorrono i 450 anni dalla morte «Nessuna iniziativa per celebrarlo e anche la casa di via Gemona va restaurata»
Udine 14 Luglio 2011. Casa Giovanni da Udine in Via Gemona. Telefoto copyright Foto PFP
Udine 14 Luglio 2011. Casa Giovanni da Udine in Via Gemona. Telefoto copyright Foto PFP

Oggi 16 luglio ricorre il 450.mo anniversario della morte di Giovanni Ricamatore, detto Giovanni da Udine, una ricorrenza passata però del tutto inosservata. «Eppure fu il più grande artista udinese, ma a Udine sembrano essersi dimenticati di lui e della sua storia». A sostenerlo in una lettera inviata al giornale sono Giorgio Ganis (architetto), Raffaella Ferrari (storica dell’arte) ed Enzo Fabello (cultore di storia locale), che aggiungono: «Se non fosse per il nome che è stato dato al nuovo teatro della città, nessuno lo nominerebbe e lo conoscerebbe. C’è solo una lapide che lo ricorda, sul fianco della sua casa di via Gemona, ma la lapide è sbiadita e la data della sua morte è sbagliata; ci vorrebbe un piccolo restauro, ma per queste piccole cose l’amministrazione pubblica non ha né tempo, né risorse economiche. I turisti arrivano in via Gemona, perché la casa è indicata sulle guide, ma non trovano nessuna informazione».

La lettera dunque ripropone un personaggio fondamentale per Udine, avendo lasciato la firma su tante opere e monumenti (come la torre dell’orologio in piazza Libertà, la scalinata sul piazzale del castello, le fontane di San Giacomo e piazza Libertà e molto ancora...). «Nella casa natale di via Grazzano - affermano Ganis, Ferrari e Fabello - non c’è nulla che lo ricordi, nemmeno una semplice targhetta grande quanto una mano: nulla, nulla di nulla. L’edificio è stato recentemente ristrutturato, ma di Giovanni pittore non c’è nemmeno un ricordo. Molti udinesi infatti conoscono la casa di via Gemona, ma pochissimi sanno invece che nacque proprio in borgo Grazzano il 27 ottobre 1487, all’inizio della strada, “fra la roia et la strada maiestra” (ossia tra le attuali piazza Garibaldi e via Brenari, l’odierno albergo “Al tram”). Solo quando aveva nove anni si trasferì nella piccola casa (ricevuta in eredità da uno zio materno) in borgo d’Isola (oggi borgo Gemona) presso il ponte, a 10 minuti a piedi dalla casa natale».

«Giovanni viveva e lavorava nella casa e dunque l’aveva attrezzata per tutte le esigenze. C’era anche una stanza dove stagionalmente allevava i bachi da seta (e filava pure la seta). Questa casa ha rischiato di essere demolita nei primi anni 1960, solo per allargare la strada a uso di automobili e bus. La decisa reazione degli studiosi locali e di molti cittadini riuscì prima a bloccare i lavori e poi a far dichiarare l’edificio Monumento nazionale».

«Udine, nel Cinquecento, era una cittadina con poco più di 13.000 abitanti e aveva appena finito di costruire l’ultima cerchia di mura, la quinta. Nei primi anni del 1500, quando aveva vent’anni, Giovanni partì per Roma e lavorò con Raffaello fino alla sua morte avvenuta nel 1520. Tre anni dopo Giovanni ritornò a Udine dove si fermò fino al 1526 quando ripartì per andare a Firenze a lavorare dai Medici con Michelangelo. Il 26 marzo di 500 anni fa, nel 1511, ci fu un disastroso terremoto in Friuli. I lavori di ricostruzione durarono molti decenni e nel 1552 Giovanni fu nominato dal Consiglio Maggiore di Udine architetto di tutte le opere pubbliche della città. Nel 1560, a quasi 73 anni, infine ripartì per Roma per andare dal nuovo Papa, Pio IV, eletto nell’ottobre 1559, ma dopo pochi mesi, il 16 luglio 1561, morì. La sua fama era così grande che fu sepolto nel Pantheon, accanto a Raffaello, il suo maestro e amico».

«Proponiamo al Comune - conclude la lettera - di istituire in suo onore una giornata di studi e di visite ai suoi luoghi, ogni anno il 16 luglio».

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