La città delle rondini ancora non le tutela

Pordenone, un altro anno senza le tavolette sotto i nidi. Ci pensano i privati

PORDENONE. Una decina di appassionati, tra i quali i volontari delle associazioni Lac, Lav e Lipu, con la guida dell’esperto Pierluigi Taiariol, si sono dati appuntamento ieri mattina alle prime luci del giorno per procedere con il censimento dei nidi di rondine in città. Il ritrovo era alle 6, la sveglia non proprio confortevole, ma l’esperienza impagabile.

Si è trattato di un’iniziativa aperta a tutti, che il gruppo di studio sta conducendo ormai per il terzo anno consecutivo: in questo arco di tempo si sono potuti individuare con precisione le specie presenti in città, i luoghi in cui le rondini hanno creato nuovi nidi e quelli in cui non ci sono più, cosa si potrebbe fare per la loro salvaguardia e il loro benessere, in particolare garantendo una pacifica convivenza con l’uomo.

Le tavolette. Uno dei problemi irrisolti è quello delle tavolette da porre sotto i nidi per evitare l’imbrattamento dei marciapiedi e dei muri (in particolare nella zona di corso Vittorio Emanuele). Per risolverlo associazioni e Comune avevano, alcuni anni fa, ideato un progetto per l’acquisto di tavolette, da collocare sotto i nidi, che potessero contenere la sporcizia.

Il Comune ancora non le ha posizionate. Le motivazioni per questa lacuna sono diverse: la necessità di addivenire a un accordo con le proprietà private (dove spesso nidificano le rondini), il posizionamento in sicurezza (spesso i nidi si trovano avvinghiati tra fili e cavi) e la necessità di trovare il giusto posizionamento. Così quelle che si trovano in città sono opera di privati che le hanno installate dove credevano più opportuno.

«In taluni casi – ha spiegato Alessandro Sperotto, uno dei volontari – il loro posizionamento è stato efficace perché sono state collocate a debita distanza dai nidi, mentre quelle situate troppo vicine hanno fatto sì che il nido si spopolasse. Forse perché ritenuto motivo di disturbo. Il nostro consiglio è di sistemare le tavolette non troppo vicine al nido».

Un suggerimento da girare alla prossima amministrazione: se Pordenone vuole continuare a fregiarsi del titolo di “città delle rondini” sarebbe bene tutelare tali volatili.

Il censimento. Il team di volontari è rimasto soddisfatto: il numero di nidi è lo stesso del 2015. Se ce ne sono di meno all’inizio di corso Vittorio Emanuele (forse a causa dei cantieri), il numero cresce verso la fine di Contrada maggiore. Incremento anche in piazza XX Settembre e nella zona del tribunale. Permane la presenza delle rondini montane.

«È veramente raro trovarle in città – ha spiegato Sperotto –. Hanno un aspetto e una tipologia di volo molto diversa dalle comuni rondini. La loro presenza è sinonimo della presenza del verde, legato al fiume che alimenta la proliferazione di insetti».

È stato visto anche il balestruccio: pochi i nidi attivi, ma questa specie nidifica molto anche fuori città. Due nidi per il terzo anno, sono stati trovati all’interno del park Vallona. «Probabilmente le rondini lo considerano una grotta – ha sottolineato Sperotto – e la presenza di auto e uomini non li disturba. Un grazie alla Gsm che li ha sempre curati». Durante il sopralluogo il gruppo ha anche visto una rondine cacciare uno sparviero che minacciava il suo nido nella zona del parcheggio Marcolin.

Il convegno. Per completare lo studio scientifico sulle rondini in città sono necessari studi di dieci anni. Ma già dopo questi primi tre è possibile tracciare una panoramica. Per tale motivo, le associazioni hanno in programma di organizzare per la fine di settembre, ovvero nel periodo di migrazione delle rondini, un convegno in cui verranno illustrati i primi dati dello studio, che comunque durerà altri sette anni.

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