La burocrazia spegne sagre e volontariato

Le ultime ad alzare bandiera bianca sono state le patate di Ospedaletto: la frazione di Gemona si è arresa e non avrà la sua tradizionale sagra. «Troppa burocrazia, troppi adempimenti, con in...

Le ultime ad alzare bandiera bianca sono state le patate di Ospedaletto: la frazione di Gemona si è arresa e non avrà la sua tradizionale sagra. «Troppa burocrazia, troppi adempimenti, con in aggiunta le nuove regole per la sicurezza» così gli organizzatori spiegano l’amara e sofferta decisione. Una voce, una critica che si unisce a quella delle tante piccole realtà di paese, anch’esse sconfitte dalle recenti restrizioni.

Va così perduto un mondo, non solo quello del volontariato, già in crisi di suo, ma anche la concezione stessa di socialità, di rapporti umani e la stessa parola “ospitalità” perde l’occasione di realizzarsi nella pratica. E’ evidente che alcune manifestazioni, pur continuando a chiamarsi sagre, sono divenute, nel tempo, eventi attrattivi e commerciali che hanno comportato un adeguamento di strutture, spese e di aspetti che si riferiscono alla sicurezza. Al posto dei giovani più robusti del posto, pronti a spegnere ogni esubero alcolico dei partecipanti, oggi servono patentini e addetti specializzati, con l’occhio cattivo che spunta dai Ray-Ban d’ordinanza. Anche il numero degli appuntamenti è cresciuto, alle volte di pari passo con l’appetito finanziario di qualche manager e impresario con poca passione per scontrini e ricevute.

C’era dunque bisogno di regole precise, di controlli severi, ma paragonare queste vere e proprie “imprese” con la voglia di una comunità di stare insieme, di fare anche un po’ di cassa per altre iniziative durante l’anno, sfiora il ridicolo. Non ci si venga poi a lamentare della crisi delle Pro loco, dello spegnersi dei cori, delle bande musicali, delle piccole compagnie teatrali, spesso proprio quelle che mantengono viva la lingua e le tradizioni friulane.

Con questo spirito ci prepariamo ad affrontare la madre di tutte le sagre, quel Friuli Doc che all’origine voleva invece rappresentarne il superamento, per proporre un’immagine diversa, più qualificante, dell’offerta enogastronomica locale. “Una vetrina del Friuli” si diceva compiaciuti, ma da anni nessuno più la lava. —

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