Krampus violenti? La Corte non ci crede

In Appello ribaltata la sentenza che aveva condannato l’associazione di Tarvisio a risarcire una udinese feritasi cadendo

TARVISIO. Non sono stati i Krampus a far cadere a terra una signora udinese rimasta ferita mentre assisteva alla loro sfilata. Questa è almeno l’opinione della Corte d’appello di Trieste che ha ribaltato la sentenza di primo grado (del tribunale di Tolmezzo) che aveva condannato la “Associazione per la festa di San Nicolò e dei Krampus” a risarcire 40 mila euro a Gianna Maria Zuccaro.

È stata più che altro una “battaglia” di testimoni la causa di secondo grado, visto che è pacifica la lesione subita dalla donna. Soppesando le dichiarazioni di quattro persone (due amiche della donna e due persone che si trovavano sul posto) i giudici hanno concluso per un «oggettivo dubbio sul reale svolgimento dei fatti» che impone il rigetto della domanda della Zuccaro. Secondo il racconto, la signora se l’era presa con un Krampus che a suo dire aveva esagerato con le vergate a una «fanciulla», finendo per essere spinta all’indietro rimanendo ferita. Come detto, nessun dubbio sulle lesioni patite dalla donna nella caduta (riconsiderate anche in appello attraverso una consulenza tecnica) mentre invece c’era molto da dire sullo svolgimento dei fatti. Pur avendo dichiarato inammissibile la documentazione prodotta in merito ai procedimenti penali in atto per quanto riguarda le testimonianze, la Corte d’appello ha rivalutato nel complesso le versioni già in suo possesso, filtrandole non soltanto in base agli “interessi” che i testimoni potevano avere, ma soprattutto per cercare di risolverne «l’oggettivo contrasto». E questo attraverso un «esame della coerenza logica intrinseca del racconto di ciascun teste».

Mentre la deposizione di una delle amiche della signora ferita è stata esclusa perché considerata «viziata in radice dalla contraddizione sulla condizione dinamica o statica» della stessa teste, le versioni rese dagli altri tre testimoni oculari sono state valutate positivamente, perché «dotate ciascuna di logica interna, ma ognuna di esse presenta differenze decisive rispetto alle altre sull’aggressione alla fanciulla e l’innesco causale della caduta a terra della Zuccaro».

Cos’è successo allora in quel tardo pomeriggio del 5 dicembre 2006? Bilanciando le tre testimonianze ritenute utili, i giudici hanno quindi dato importanza a una di esse in particolare, sostenendo non fosse stata valutata come meritava dal tribunale. Essa raccontava di un urto proveniente dalla folla che si ritraeva repentinamente al passaggio del corteo dei Krampus, «i quali sfilavano correndo tra la folla menando scudisciate a chiunque capitasse loro a tiro»: una tesi compatibile – scrivono i giudici – con l’urto violento fattore causale della caduta all’indietro. Infatti, anche la spinta repentina inferta dalla folla in disordinato indietreggiamento può causare un impatto analogo a quello prospettato dalla signora Zuccaro.

La Corte ha compensato le spese del procedimento.

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