Italricambi, un bluff il salvataggio Faber: 68 sono senza lavoro

Solo quattro dipendenti sono stati riassunti. E lo stabilimento di Flagogna è stato addirittura dismesso
Cividale 5 Settembre 2013. Azienda Italricambi nella Zona Industriale di Cividale. Telefoto Petrussi Foto Press / Diego Petrussi
Cividale 5 Settembre 2013. Azienda Italricambi nella Zona Industriale di Cividale. Telefoto Petrussi Foto Press / Diego Petrussi

CIVIDALE. Il lieto fine si fa attendere nella tormentata vicenda dell’Italricambi di Cividale e Flagogna di Forgaria, che sembrava arrivata a un felice capolinea lo scorso mese di maggio con l’acquisizione dell’azienda – dichiarata fallita nella primavera 2014 – da parte della Faber, storica e solida realtà industriale cividalese.

Le trattative sindacali che avevano preceduto il subentro avevano dato per certo il riassorbimento di buona parte della forza lavoro della fabbrica, ma non è andata così.

A oggi, rendono noto i dipendenti dell’ormai ex Italricambi (complessivamente, fra operai e amministrativi, 72 persone), solo quattro unità sono state riassunte. Le prospettive, invece, parlavano del reintegro immediato di circa 40 elementi.

«Lo stabilimento di Flagogna – comunica una rappresentanza dell’ex personale Italricambi – è stato dismesso mentre quello di Gaiba, in Veneto, pare sia ripartito ma con pochi dipendenti».

Ai primi di gennaio scadrà la cassa integrazione straordinaria, scattata nel luglio 2014, «ma al momento – lamentano operai e impiegati – non abbiamo notizia di riassorbimenti». «Molti di noi – proseguono – sono cinquantenni e hanno dunque difficoltà a ricollocarsi, nonostante le proprie competenze professionali; abbiamo famiglie e, in diversi casi, mutui da sostenere».

E scatta, a questo punto, l’affondo verso i sindacati: «Abbiamo ripetutamente interpellato le nostre Rsu, alle quali rivolgiamo un sentito ringraziamento per l’enorme lavoro svolto e la disponibilità sempre dimostrata nei confronti di tutti noi, nonostante le molteplici difficoltà incontrate nella gestione della crisi aziendale: ci hanno risposto che purtroppo non hanno novità, anche perché i dirigenti della Faber incaricati di seguire la questione hanno dichiarato di non riconoscerle e di essere disposti a interfacciarsi, eventualmente, solo con il sindacato. E qui sta il nodo.

Dopo l’aggiudicazione dell’azienda abbiamo notato un’assenza della Fim Cisl nel gestire la fase successiva: sono mancate comunicazioni sui tempi di ripresa, sulle possibilità di reintegro e sulle mansioni che i singoli avrebbero, nel caso, assunto. Immaginiamo, visto il delicato frangente in cui versa il mondo lavorativo regionale, che la Fim Cisl sia oberata da molteplici impegni: noi, comunque, ci aspettavamo che il percorso di rinascita dell’azienda fosse seguito più da vicino».

Insistere con le Rsu per capire qualcosa sui potenziali sviluppi è stata fatica vana: «Non sono riuscite, per i motivi di cui sopra, a dirci niente», ribadiscono gli ex lavoratori dell’Italricambi, alcuni dei quali hanno anche provato a interpellare direttamente il sindacato «ma senza ottenere alcuna risposta».

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