Italicum, lo scontro è made in Fvg

I deputati regionali dei Dem, Cuperlo e Rosato, stanno gestendo la trattativa tra i renziani e i bersaniani. Ecco chi sono
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi a Roma 19 aprile 2015. ANSA/ANGELO CARCONI
Il presidente del Consiglio Matteo Renzi nel corso di una conferenza stampa a palazzo Chigi a Roma 19 aprile 2015. ANSA/ANGELO CARCONI

UDIINE. Da una parte Gianni Cuperlo. Dall’altra Ettore Rosato. Entrambi iscritti al Partito democratico. Il primo proviene da Partito comunista; il secondo dalla Democrazia cristiana. Cuperlo guida la minoranza bersaniana e dalemiana dei Dem; Rosato è vicepresidente vicario del Pd alla Camera, in corsa per il posto di capogruppo dopo le polemiche dimissioni di Roberto Speranza.

E tutti e due sono di Trieste. Come dire, allora, che la battaglia che all’interno del Pd si sta giocando sulle riforme e in particolare su quella della legge elettorale affonda le radici nella nostra regione. Dove, per altro, la fronda friulana sull’Italicum annovera i parlamentari Gianna Malisani e Carlo Pegorer. La tensione è altissima, anche se tutti giocano a fare i pompieri trincerandosi dietro la più classica formula della dialettica che giova ai partiti. «Le dimissioni di Speranza - afferma Pegorer non sono certo cosa di poco conto. In commissione i renziani sono andati giù abbastanza dritti. Vedremo cosa succederà in aula. Ma al momento c’è un clima di netta chiusura alle possibilità emendative. Ripeto: vedremo».

Cuperlo e la minoranza ritengono che l’impalcatura del sistema elettorale messo in relazione alla riforma del Senato crei una situazione perlomeno discutibile rispetto alla configurazione del futuro sistema politico italiano. Inoltre, «è una legge - è ancora il parere della minoranza Dem del Fvg - che dovrebbe valere anche per i prossimi anni e non soltanto per il contingente. Senza contare che si sarebbe dovuto superare il sistema delle nomine dei senatori senza elezione».

Ma la maggioranza renziana continua a fare spallucce di fronte ai maldipancia interni. E non a caso lo stesso premier Matteo Renzi a metà pomeriggio ha postato diversi tweet per dare la carica sulle riforme e sulla legge elettorale. Ha scritto: «Fermarsi oggi significherebbe consegnare l’intera classe politica alla palude e dire che anche noi siamo uguali a tutti quelli che in questi anni si sono fermati prima del traguardo». E ancora: «Noi ci siamo, pronti ad ascoltare tutti ma senza farci fermare da nessuno». Insomma, pare di capire che non c’è trippa per gatti per quanti hanno intenzione di frapporsi tra l’Italicum e lui stesso.

Insomma, calma soltanto apparente perché in realtà la tensione resta altissima. Dopo il ricambio dei dieci dissidenti Dem in commissione, anche l’azzurro Renato Brunetta ha annunciato l’Aventino. Forza Italia, M5s, Sel, Lega e FdI hanno abbandonano i lavori. Una scelta che il ministro, Maria Elena Boschi ha definito «Incomprensibile».

Dentro il Pd il conto alla rovescia è cominciato. Né Cuperlo, né Rosato mettono in preventino – sarebbe l’ennesino anunciato negli ultimi mesi - uno strappo senza ritorno dentro il Pd. Tuttavia, la Malisani l’altro giorno aveva riferito che il comportamento dei renziani è irricevibile. E aveva aggiunto di sperare che il governo non ponga la fiducia «perché votare una legge elettorale con una parte del partito che non è d’accordo non mi pare accettabile».

La clessidra è stata ormai capovolta in vista della sfida di lunedì, in aula. I parlamentari dei Dem del Fvg non si sbottonano più di tanto. Cuperlo giura di essere contrario all’ipotesi della scissione. Ipotesi che Rosato non prende neppure in considerazione. Cuperlo testimonia massima stima nei confronti di Rosato che ricambia. Ma le posizoni restano pericolosamente distanti.

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