Iron Maiden: Apoteosi a villa Manin davanti a 11 mila fan da tutt’Europa
Undicimila amanti dell’heavy metal hanno invaso Villa Manin per l’unica data italiana del “The Final Frontier World Tour” degli Iron Maiden. Concerto da tutto esaurito cominciato dieci minuti prima dell’orario previsto.

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PASSARIANO.
«Up the Irons! Up the Irons!» La scelta di proporre prevalentemente brani degli ultimi dieci anni – rinunciando un po’ all’età d’oro del leggendario gruppo rock che non teme confronti –, non ha scalfito l’entusiasmo dei fan degli Iron Maiden, anzi. Undicimila amanti del metallo pesante, l’heavy metal piú vero, ieri sera hanno invaso Villa Manin per l’unica data italiana del
The Final Frontier World Tour
, dimostrando di amare incondizionatamente Bruce Dickinson e compagni, come prima, piú di prima e per sempre. Concerto da tutto esaurito cominciato dieci minuti prima dell’orario previsto.
Certo, c’è stato chi, prediligendo i brani storici, ha storto un po’ il naso all’idea che certe pietre miliari dell’heavy metal come
Run to the hills
o
Powerslave
non sarebbero state eseguite, ma c’è anche chi ha accolto di buon grado la decisione di guardare avanti. Ad accumunare tutti i fan, accorsi da ogni dove (prevalentemente dall’Est) e accampati fin da lunedí pomeriggio in prossimità della villa dogale, la convinzione che gli Iron Maiden siano la piú grande metal band di tutti i tempi. E se mai qualcuno dei presenti avesse avuto qualche dubbio al riguardo, è bastata l’esibizione di ieri sera a fugarlo del tutto.
Gli Iron Maiden racchiudono il cuore dell’heavy metal: sono fortemente attaccati alla tradizione, che sanno tenere viva da trentacinque anni, ma nello stesso tempo cercano nuove strade, tentando di accontentare anche i fan piú giovani. L’abilità nel comporre pezzi accattivanti, le indubbie doti tecniche, ma anche la carismaticità della band e la capacità di gestire la propria immagine hanno contribuito ad alimentare il mito della
Vergine di ferro
, che niente e nessuno è per ora riuscita a incrinare. Del resto i pezzi dei Maiden sprigionano talmente tanta energia da rappresentare una vero e proprio momento catartico: attraverso la loro musica riusciamo a liberarci dall’aggressività, a trasformarla in carica positiva e ad affrontare così la vita con più adrenalina, ma anche con maggior spensieratezza.
Bruce Dickinson ha poi una voce assolutamente unica, che riesce a essere tagliente e nello stesso tempo melodica: ha versatilità espressiva ed emozionale, potenza, grande estensione ed è incredibilmente carismatica. Anche questo ha reso i Maiden assolutamente unici nel panorama heavy metal mondiale e rappresenta uno dei marchi di riconoscibilità della band. Ieri sera a Villa Manin gli Iron Maiden (Bruce Dickinson alla voce, Dave Murray, Adrian Smith, Janick Gers alle chitarre, Steve Harris al basso, Nicko McBrain alla batteria e percussioni) hanno eseguito in tutto quattordici pezzi, prevalentemente dagli ultimi tre album:
The Wicker man
,
The Ghost of the Navigator
,
Blood Brothers
e
Brave New World
,
Brighter Than a Thousand Suns
,
The Reincarnation of Benjamin Breeg
,
These Colours Don’t Run
(da
A mather of life and death
),
Paschendale
,
Wildest Dreams
e
No More Lies
(
Dance of death
). Da
The Final Frontier
i Maiden hanno proposto solo
El Dorado
.
A chiudere la grande serata metal la famosissima
Fear Of The Dark
(1992), brano sempre affascinante, che ieri ha fatto cantare tutta Villa Manin,
Iron Maiden
, tratto dall’omonimo album del 1980, un capolavoro assoluto dell’intero album, ma anche un must assoluto della storia del rock,
Number of the Beast
, tratta dall’omonimo album del 1982, cronaca di un sogno demoniaco introdotto da un brano dell’
Apocalisse
di San Giovanni e considerato dai critici e dai fan un brano ineguagliato, e infine
Running Free
ed
Hallowed be thy Name
da
Number of the Beast
.
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