Invasi dai graffiti da piazza Libertà fino alle periferie

Imbrattata la palestra del Cus, degrado e incuria anche in centro. Continua lo sfregio di molti palazzi e piazze storiche

UDINE. Scritte a caratteri cubitali, disegni e scarabocchi. Periferia. Nemmeno le pareti della palestra del Cus, ai Rizzi, sono state risparmiate dai writers udinesi che, “armati” di bombolette spray e vernici, hanno tappezzato i muri dell’edificio situato nel quartiere cittadino.

Lì, in quello spazio dove a regnare è il cemento, gli “artisti” metropolitani si dilettano indisturbati a dare libero sfogo al proprio estro e alla fantasia. Quale posto migliore, verrebbe da dire, per ridare luce a un contesto urbano che spesso risulta freddo e desolato.

Ma invece di “riscaldare” il grigiume dipingendo le nicchie delle facciate con colori vivaci e disegni artistici, seguendo quella moda tipicamente “street” e un pò hip hop che ha invaso città e sedotto anche i più piccoli paesi di tutto il pianeta, i graffitari più che realizzare delle opere per riqualificare il contesto urbano della periferia, si divertono a sporcare le pareti con scritte e scarabocchi, la maggior parte prive di senso agli occhi degli spettatori che, inermi, assistono alle metamorfosi di una città che cambia volto, imbrattata e sempre più “inquinata” dal degrado.

Già perché le scritte e i graffiti non rimangano confinate alle porte del contesto urbano, ma si ritagliano sempre più spazi all’interno del cuore cittadino. Muri di palazzi, cancelli di proprietà private, serrande e balconi dei vicoli più suggestivi diventano lavagna per gli schizzi di qualche maleducato. Vicolo Sottomonte, del Portello e Brovedan, l’area del Duomo, via Manin. Proseguono in via Portanuova, vicolo Sillio e via Caiselli. E ancora le laterali delle vie Grazzano e Liruti, assieme ad altre zone residenziali tra le più pregiate della città.

Nessuna pietà nemmeno per le opere architettoniche, come testimonia l’ultimo (e non unico) episodio che si è verificato qualche giorno fa in piazza Libertà, presa di mira da qualche teppista che ha imbrattato la facciata della Loggia del Lionello. Anche sulla facciata del Duomo, lo scorso anno, erano comparse scritte a deturpa “sfigurare” uno dei gioielli più preziosi della città.

Scoppia la polemica, le telecamere riprendono tutto, ma alla fine è sempre il Comune che, periodicamente, sborsa migliaia di euro per ripulire monumenti. La maggior parte delle volte compaiono scarabocchi e disegni, spesso anche scritte ed espressioni offensive, parole in libertà, addirittura bestemmie. Allora più che di street art, quella travolgente mania arrivata dalla Grande Mela, sotto-cultura dei ghetti newyorkesi che ha contagiato anche i creativi italiani, verrebbe da paragonarla, forse, a un’atto di vandalismo.

Un confine sottilissimo separa questa forma d’espressione – al limite della legalità – che racchiude, a volte, opere figlie della modernità da gesti di pura inciviltà. Punti di vista. Nel frattempo, la mappa dei graffiti si estende. E neanche troppo lentamente.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Messaggero Veneto