Insulti e offese, imbrattati i manifesti di Cecot e Bertin
Scritte volgari sui poster di Articolo 3 e Mpdi: l’ex assessore sporge denuncia. Strappate le locandine di Ar

Bumbaca Gorizia 31_05_2017 Incontro candidati sindaco Sala Dora Bassi Associazione ANDE © Fotografia di Pierluigi Bumbaca
Un gesto inqualificabile. E che rischia di guastare una campagna elettorale finora condotta nella sua grandissima parte entro i confini della critica politica e del rispetto tra i vari candidati. Due sere fa, chi è uscito dalla sala Incontro di San Rocco, dove si era appena concluso il confronto pubblico sul tema dell’etica nella politica, si è ritrovato davanti a due manifesti imbrattati lungo gli spazi elettorali di via Lunga, uno di Franco Bertin (Mpdi) e uno di Ilaria Cecot (Articolo 3). La candidata ha deciso ieri di formalizzare alla Digos una denuncia contro ignoti. Il pennarello, tra i due manifesti, sembra lo stesso. «La mia famiglia ha già sofferto quando sono stata etichettata come “quella dei profughi” – ha sottolineato Cecot – e ora soffrono perché sono l’unica candidata tra otto uomini. È un attacco vile. Me la sentivo che sarebbe successo qualcosa, sono stata l’unica a essere ripresa durante i confronti con epiteti come “ragazzina” e ad essermi sentita dire “stai zitta tu, che non capisci niente”. Sono atteggiamenti che non ho notato contro i miei avversari. La denuncia è un atto dovuto non solo perché sono candidata, ma per il rispetto nei miei confronti e in quelli di mio figlio. Non è accettabile che si mettano sulla strada volgarità di quel tipo, senza pensare che dietro un manifesto c’è una persona. Non so se chi ha scritto quelle cose sia di destra o di sinistra, ma di certo è un ignorante senza rispetto per le donne».
La schiera di candidati sindaco ha espresso all’unanimità la propria solidarietà a Cecot e Bertin, qualcuno anche in forma pubblica su Facebook. Da par suo, Bertin, che sta ancora valutando la possibilità di denunciare l’episodio, fa sapere che sempre martedì sera a San Rocco un secondo manifesto dei suoi è stato strappato. Denuncia analoga a quella del capolista di Autonomia Responsabile, Fabrizio Oreti. «Quale sarà il passo successivo, una minaccia di morte? – si chiede Bertin –. Io credo che l’intenzione fosse quella di colpire la lista che rappresento e i nostri ideali, come la posizione contraria agli immigrati. Imbrattare i manifesti è una vigliaccata. Chi l’ha fatto è un estremista del linguaggio, probabilmente di sinistra, che vuole gettare discredito su chi tenta di tutelare la nostra gente. Intendo manifestare la mia solidarietà a Ilaria Cecot, si possono criticare le idee ma non si deve scendere così in basso fino all’offesa personale».
(al.ca.)
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