Infortuni sul lavoro da Covid-19: salite a 1.012 le denunce in regione

UDINE. Sono salite a 1.012 le denunce di infortunio sul lavoro da Covid 19 depositate all’Inail e provenienti dal Friuli Venezia Giulia. Il dato, fornito dallo stesso Istituto, è aggiornato al 31 ottobre e rispetto alla precedente rilevazione di fine settembre, le denunce sono aumentate di 143 casi (129 avvenuti a ottobre, i restanti riconducibili a mesi precedenti) di cui nessuno per evento mortale. «Il rilevante incremento dei casi - sottolinea l’Inail - ha interessato tutte le province».
Nel dettaglio le mille e 12 denunce rappresentano l’1,5% delle 66 mila 781 provenienti da tutta Italia; dall’inizio della pandemia a ora denunciato un solo evento mortale, sui 332 eventi avvenuti nel Paese. Per la stragrande maggioranza le segnalazioni riguardano donne, il 71,9%, il restante 28,1% lavoratori maschi. Il riparto per province vede Trieste al primo posto con 504 denunce (49,8%), segue Udine con 321, Pordenone con 134 e Gorizia con 53.
La categoria “tecnici della salute” intercetta da sola il 34,8 dei casi, e di questi l’81% sono infermieri; il 4,5% fisioterapisti. Seguono le professioni qualificate nei servizi sanitari, con il 27,9%, e si tratta degli operatori socio sanitari. Con il 12,3% delle denunce ci sono le “professioni qualificate nei servizi personali ed assimilati”, di cui il 66,3% sono operatori socio assistenziali, il 12,6% assistenti socio sanitari con funzioni di sostegno. Il 7% delle segnalazioni riguarda medici, di cui la metà si tratta di medici internisti, generici e geriatri.
L’andamento in Fvg non si discosta molto da quello nazionale. Dopo un’impennata di denunce in tarda primavera, si è assistito ad un rallentamento nei mesi estivi per arrivare a settembre con una recrudescenza delle denunce. Come accennato oltre 100 casi in più in regione in un mese di infezione da Covid-19 di origine professionale, cifra peraltro destinata ad aumentare nella prossima rilevazione, per effetto del consolidamento particolarmente influente sull’ultimo mese della serie.
Sempre a livello nazionale nella sanità e nell’assistenza sociale si concentrano il 69,8% delle denunce e il 21,6% dei decessi. Rispetto alle attività produttive coinvolte dalla pandemia, il settore della sanità e assistenza sociale – che comprende ospedali, case di cura e di riposo, istituti, cliniche e policlinici universitari, residenze per anziani e disabili – precede l’amministrazione pubblica (attività degli organismi preposti alla sanità – Aziende sanitarie locali – e amministratori regionali, provinciali e comunali), in cui ricadono l’8,7% delle infezioni denunciate e il 10,2% dei decessi. Gli altri settori più colpiti sono i servizi di supporto alle imprese (vigilanza, pulizia e call center), il manifatturiero (tra cui gli addetti alla lavorazione di prodotti chimici e farmaceutici, stampa, industria alimentare), le attività dei servizi di alloggio e ristorazione e il commercio all’ingrosso. —
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