Incidente tra automobile e moto, maestra muore nello scontro: 20 mesi al conducente

Era uscita da scuola, le elementari di Cesclans, e in sella alla sua Honda 600 si era diretta verso lo Zoncolan, dove il figlio Suan Selenati, campione mondiale di deltaplano, stava allestendo un gazebo per l’arrivo del Giro d’Italia. Ma lo scontro con un’auto sbucata a un incrocio, all’altezza di Cavazzo Carnico, interruppe la corsa e, poche ore dopo il ricovero in ospedale, a Udine, anche la sua vita. Era il 17 maggio 2018 e Tiziana Marra, insegnante di Arta Terme, aveva 59 anni.
In questi giorni, l’inchiesta giudiziaria che ne seguì per accertare dinamica e responsabilità dell’incidente si è conclusa davanti al gup di Udine, Andrea Odoardo Comez, con l’applicazione della pena patteggiata in un anno e otto mesi di reclusione (sospesi con la condizionale) a Giorgio Spadafora, 28 anni, di Bicinicco. Il giovane, che quel pomeriggio si trovava al volante della Fiat Punto contro cui la moto finì per schiantarsi, era accusato di omicidio stradale. La pena è stata concordata con la Procura dal suo difensore, avvocato Daniele Liani. Nella ricostruzione proposta dal pm Giorgio Milillo, l’imputato, giunto all’intersezione a X posta sulla regionale 512, omise di dare la precedenza, proseguendo dritto senza rallentare o fermarsi. Così facendo, costituendo cioè un «ostacolo» alla circolazione della motocicletta, che proveniva da Cavazzo Carnico e procedeva in direzione di Tolmezzo a una velocità calcolata in 109 chilometri orari, determinò il ribaltamento dell’Honda, dalla quale Marra fu violentemente sbalzata, e quello della stessa auto che guidava.
Nella vicenda processuale rimase coinvolta anche la ragazza che sedeva accanto a lui. Ai carabinieri giunti sul posto per i rilievi, infatti, Teresa Medeossi, 25 anni, di Udine, riferì di essere stata lei al volante della Punto, assumendosi in tal modo la responsabilità dell’incidente. Quattro giorni dopo, tuttavia, la giovane si presentò alla polizia giudiziaria per ritrattare la propria versione e dichiararsi la persona trasportata. Il che non bastò comunque a evitarle l’iscrizione sul registro degli indagati per l’ipotesi di reato di omicidio stradale o, in alternativa, di favoreggiamento. Difesa dall’avvocato Andrea Gaiardo, la giovane, cui due medici legali e una psicologa nel corso della gestione stragiudiziale della pratica risarcitoria avevano riconosciuto una «sindrome post traumatica da stress», ha chiesto e ottenuto dal gup l’ammissione alla messa alla prova per il favoreggiamento. Dichiarato il «non doversi procedere», invece, per l’ipotesi alternativa dell’omicidio stradale.
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